L'Ucraina combatte contro gli occupanti russi anche col supporto di volontari stranieri in arrivo da ogni parte del mondo. Essi vengono cercati ovunque. Anche in rete.
C'è infatti un portale Internet, attraverso il quale il ministero degli esteri di Kiev si rivolge a tutti coloro che sono disposti a combattere a difesa dell'Ucraina. Si tratta di un appello, di fatto, a unirsi alla legione internazionale di difesa territoriale. E fra i punti di contatto indicati figurano anche l'ambasciata ucraina in Svizzera e la missione permanente dell'Ucraina presso la sede ONU di Ginevra.
Fra i punti di contatto menzionati nel sito, anche le rappresentanze diplomatiche dell'Ucraina in Svizzera
Il sito spiega cosa è richiesto per essere arruolati e l'addestramento previsto. Questa chiamata alle armi è ora motivo d'irritazione per alcuni parlamentari svizzeri. Come l'esponente dell'UDC
Roland Rino Büchel: "Direi che è davvero tutto molto problematico. Questa iniziativa deve essere bloccata", afferma il consigliere nazionale sangallese, sottolineando che il ministro degli esteri Ignazio Cassis deve ora convocare l'ambasciatrice ucraina e dirle che ciò non va bene.
Combattere all'estero, per i cittadini svizzeri, configura infatti un reato punito ai sensi del codice penale militare. Alla RSI il Dipartimento federale degli esteri (DFAE) conferma di aver rammentato più volte all'ambasciata ucraina quali sono le implicazioni giuridiche di questa attività. Quanto al perché non sia dato seguito a queste indicazioni, si precisa che "l'ambasciata ucraina in Svizzera conosce la posizione della Svizzera su questo tema e, secondo le nostre informazioni, non ha fatto appelli diretti".
Ma fra i politici svizzeri c'è anche chi relativizza il potenziale di quest'iniziativa. "Fare il mercenario è punibile in Svizzera: non c'è quindi molto potenziale per l'Ucraina, se cerca qui persone pronte" a diventare mercenari, osserva il socialista Eric Nussbaumer, aggiungendo di ritenere che indicare un semplice indirizzo non sia di per sé un errore. Certo, però, "non bisogna esortare la gente in Svizzera a commettere reati", precisa il consigliere nazionale di Basilea Campagna.
E i possibili reati concernono sia i foreign fighters svizzeri, sia chi li recluta. La giustizia militare, contattata dalla RSI, afferma intanto che l'indicazione dell'ambasciata come contatto non basta come indizio di reato. Per questo, ad oggi, non ha aperto in proposito alcuna inchiesta.