“Quella di ieri (giovedì, ndr.) è stata una giornata storica nel senso negativo del termine: nessuno si sarebbe immaginato di rivedere la guerra sul continente europeo”. Sono le parole del presidente della Confederazione Ignazio Cassis, intervistato durante il telegiornale della RSI.
Dopo il discorso di ieri del Consiglio federale, non sono mancate le critiche nei confronti del Governo, accusandolo di nascondersi dietro la neutralità. “Le critiche, in un primo giorno di guerra e concitazione, fanno parte in quale modo di ogni democrazia – ha spiegato il consigliere federale –. Ieri era importante condannare l’atto di aggressione russo, con un discorso forte e dai contenuti cristallini: dire che neutralità non significa indifferenza e dire che il Consiglio federale continuerà con la sua storia di neutralità, sanzionando da un lato l’aggressore, offrendo allo stesso tempo la sua diplomazia per ritrovare il dialogo e far cessare il fuoco il più presto possibile”.
Il Consiglio federale non parla di sanzioni ma di misure più severe, più restrittive, e non si è allineato alle sanzioni dell’Unione europea: per quale motivo, qual è l’obiettivo? “Che la Svizzera, come Paese neutrale con un ruolo specifico di mediatore nel mondo, non ha il diritto di allinearsi sulle sanzioni emanate da un’alleanza, perché vorrebbe dire prendere parte in tutto e per tutto e perdere questa sua specificità. Tutti gli altri Stati lo sanno perfettamente e sono contenti che la Svizzera abbia un ruolo preciso da giocare. E la Svizzera è capace a farlo e lo vuole fare, sempre che lo venga chiesto dagli Stati in conflitto”.
Il conflitto attualmente è regionale, ma il rischio che possa tramutarsi in una guerra su scala mondiale è presente. “L’assenza di un intervento militare in Ucraina credo indichi proprio il fatto che tutti sono coscienti che se questo intervento si verificasse, si internazionalizzerebbe il conflitto, facendone una guerra mondiale, un termine che uso molto malvolentieri. Il fatto che la NATO, che l’UE e altre potenze si limitino per ora a sanzioni di natura essenzialmente economica credo che indichi la volontà di mantenere il conflitto a livello regionale, di farlo cessare al più presto e di ritrovare una via diplomatica”.