Il ministero pubblico della Confederazione, a sorpresa, ha dissequestrato i soldi di un avvocato venezuelano sospettato di riciclaggio nell'ambito dell'inchiesta internazionale sul sistema corruttivo messo in piedi dal gigante brasiliano delle costruzioni Odebrecht al centro della maxinchiesta Lava Jato. Si tratta di decine di milioni di franchi (forse 100 in totale) che erano stati bloccati due anni fa. Facevano parte dei circa 230 milioni di presunte mazzette transitati su conti elvetici tra il luglio 2008 e il marzo 2016. Soldi che, stando all'accusa, partivano dal Venezuela, passavano dal Brasile e venivano ripuliti nelle banche elvetiche.
Il 24 ottobre scorso, tre settimane prima della decisione, il Tribunale penale di Bellinzona aveva confermato il blocco perché "vi sono sufficienti indizi per ipotizzare che i conti siano stati utilizzati per attività di riciclaggio sul territorio svizzero".
Cosa abbia spinto il ministero pubblico a mollare la presa non è chiaro. Pierluigi Pasi, patrocinatore del sospettato, spiega alla RSI: "Confermo che dopo le sentenze del Tribunale penale federale, il MPC ha deciso il dissequestro e lo sblocco di tutti i valori patrimoniali. Il MPC ha infine deciso di dare credito alle argomentazioni e giustificazioni portate dal mio cliente. Il mio cliente ha sempre fiducia nel sistema e nei giudici svizzeri”.
Tutto questo perché secondo l'avvocato ticinese i soldi del suo cliente erano remunerazioni per consulenze alla multinazionale.
Le indagini continuano su quella che è stata definita la "cassa nera" dell'impresa, sospettata di aver distribuito mazzette per ottenere grossi appalti come la costruzione della diga di Tocoma o della metro di Caracas. La vicenda che ha già fatto cadere alcuni Governi in Sudamerica, è tutt'altro che conclusa.