Svizzera

La cartella informatizzata del paziente non decolla

Il supporto elettronico non riesce a diffondersi in Svizzera e dal suo lancio se ne contano solo 34’000 unità su 8 milioni di abitanti

  • 23 febbraio, 05:38
  • 23 febbraio, 16:09

SEIDISERA del 22.02.2024 - La cartella informatizzata del paziente

RSI Info 23.02.2024, 00:03

Di: SEIDISERA/RSI Info

La cartella informatizzata del paziente è ormai diventata il leitmotiv che contraddistingue la sanità svizzera. Il programma della cartella digitale, lanciato il 15 aprile 2017 con l’omonima legge federale, prevede un documento elettronico di proprietà dei cittadini pazienti. Con il file la cittadinanza può condividere più facilmente i propri dati sanitari con i professionisti, fornendo le informazioni rilevanti. Questa, quanto meno, era la premessa.

Guardando però alla realtà si nota una certa difficoltà nel processo di digitalizzazione delle informazioni mediche: attualmente la cartella non riesce né a prendere piede né a diffondersi. Rispetto agli 8 milioni di abitanti di cui si compone la Svizzera, a oggi sono state aperte solamente 34’000 cartelle. In Ticino il dato si è congelato a 540, numero raggiunto durante la fase di test all’Ente ospedaliero cantonale. Una cifra che non stupisce il presidente dell’associazione Health Ticino, Carlos Garcia: la diffusione dello strumento infatti “procede a differenti velocità tra differenti comunità. A livello svizzero chi investe di più nella promozione nei punti di contatto con i cittadini registra numeri maggiori”. In Svizzera attualmente vi sono circa una decina di comunità che gestiscono la realizzazione, la fornitura e la promozione della cartella elettronica. Dal punto di vista ingegneristico non vi è uniformità tra i prodotti e le comunità sfruttano differenti piattaforme informatiche per impiegare lo strumento.

Tra le regioni, a primeggiare è attualmente la Svizzera romanda, che ha prodotto più o meno 20’000 cartelle paziente grazie alle sue comunità promozionali. “La legge - continua Garcia - obbligava nel 2020 gli ospedali a essere affiliati a una comunità di riferimento certificata, una comunità che ha fatto certificare sia il sistema informatico che tutti i processi legati alla rete di fornitori” informatici e non. In futuro, tuttavia, le cose cambieranno. “In effetti la nuova revisione della legge - spiega il presidente dell’associazione Health Ticino - metterà obblighi più stringenti nell’utilizzo della cartella quindi, per esempio, la sanità sarà obbligata a caricare la lettera di uscita”.

La nuova legge, se tutto l’iter parlamentare a livello federale andrà per il verso giusto, entrerà in vigore tra il 2027 e il 2028.

I problemi che affliggono l’attuale sistema

“La cartella informatizzata sarebbe uno strumento essenziale che la Svizzera dovrebbe avere da anni”. A dirlo è Christian Garzoni, direttore sanitario della Clinica Moncucco di Lugano e presidente della rete di Medici di famiglia mediX Ticino. “Dovrebbe”, dice a ragione il presidente, perché attualmente la cartella si mostra più che altro come “un contenitore dove buttare tutti i documenti di un paziente: sì, vengono cassati, ma non c’è ordine e i dati non vengono presentati in maniera strutturata”.

Ma la mancanza d’ordine non è l’unica cosa che inficia l’utilizzo della cartella. Vi è anche la questione della protezione dei dati. Il paziente deve infatti dare il suo consenso per rendere visionabile la sua consultazione. “Oggi il paziente - continua Garzoni - deve decidere in maniera attiva chi può vedere la cartella: potete facilmente immaginare che le persone anziane, che hanno meno dimestichezza con l’informatica, avranno più difficoltà a concedere gli accessi”. Una situazione che in corsia si trasforma velocemente in un mancato consenso da parte del paziente: “quando si recheranno in ospedale non avranno probabilmente fornito gli accessi e alla fine come personale saremo comunque confrontati con grossi problemi pratici”.

Un problema che, a detta di Garzoni, si potrebbe già risolvere sulla base della legge vigente. “La legge oggi protegge in maniera chiara il paziente e dice che solo l’operatore sanitario che lo ha direttamente in cura ha diritto di poter visionare i suoi dati”. Inoltre, chiunque accede alla cartella informatizzata viene “tracciato”. Secondo il primario si potrebbe allora adattare in tal senso anche la legge sulla cartella informatizzata.

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