Svizzera

La febbre climatica fa nascere idee

Berna ha ospitato un convegno del DATEC sull'adattamento ai mutamenti ambientali, altri progetti per un'economia sostenibile arrivano con il PNR73

  • 17 maggio 2023, 05:51
  • 5 luglio 2023, 23:59

A Berna si discute di cambiamento climatico

SEIDISERA 16.05.2023, 18:23

  • Keystone
Di: Spi/ATS

Se Oltralpe ci si è concentrati su come attenuare gli effetti della grande calura, dal Ticino arrivano indicazioni contro la diffusione della zanzara tigre, la palma di Fortune e il mal dell’inchiostro del castagno. Ma anche proposte volte a rendere gli edifici più vivibili d’estate. Sono alcuni dei cinquanta progetti pilota che hanno fatto da base al convegno sull’adattamento ai cambiamenti climatici organizzato martedì a Berna dall’Ufficio federale dell’ambiente (DATEC). Giunge infatti a conclusione un programma avviato dalla Confederazione dieci anni fa. E termina con ricercatori, funzionari e politici che dibattono su come la società possa adattarsi al mutamento climatico già percettibile e prepararsi alle sfide future.

Rösti: "Rafforzare le misure"

La Svizzera risulta infatti particolarmente colpita dagli effetti dell’aumento delle temperature che nel nostro Paese è stato doppio rispetto alla media mondiale (+2,5°C contro +1,2°C confrontati al periodo preindustriale). Ne consegue un crescente rischio di forti precipitazioni, piene, siccità, frane. Contro queste e altre calamità il programma pilota ha promosso progetti innovativi di Cantoni, Comuni e città. Si possono, ad esempio, citare le pavimentazioni stradali innovative che contribuiscono a rinfrescare gli spazi urbani oppure la piantagione di specie arboree termoresistenti così da garantire che i boschi proteggano anche in futuro insediamenti, strade e ferrovie dai movimenti detritici. "Con le temperature aumenteranno i pericoli - ha detto, in apertura di convegno, il responsabile del DATEC, Albert Rösti -, sarà quindi necessario rafforzare le misure esistenti e introdurne di nuove per proteggere la popolazione e il suo spazio vitale ed economico".

I 50 progetti si sono occupati delle canicole e siccità estive, sempre più frequenti, del crescente rischio di piene e della minore stabilità dei pendii, come pure della diffusione di organismi nocivi, malattie e specie esotiche.

Il Ticino, suo malgrado, pioniere nella lotta contro la zanzara tigre

Il Ticino, suo malgrado, pioniere nella lotta contro la zanzara tigre

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Alcuni progetti in pillole

I progetti pilota sul tema “canicola” sono stati 15, un numero superiore a tutti gli altri ambiti. A Porrentruy (JU) la parola d’ordine è stata coinvolgimento e ci si è concentrati sull’importanza degli alberi e del verde urbano a diversi livelli e con misure concrete come la vegetalizzazione dei tetti. Per motivare i proprietari privati a rinverdire i giardini sono state create schede tecniche sulle specie arboree particolarmente resistenti alla siccità e alle gelate tardive.

Il Ticino, con il progetto “Linee guida per l’edilizia al Sud delle Alpi”, è partito dalla constatazione che le normative edilizie esistenti non bastano più e vanno adattate a climi più caldi. Si è evidenziato che in futuro il fabbisogno energetico sarà maggiore per il raffreddamento che per il riscaldamento degli edifici amministrativi, ma anche che le superfici vetrate dovranno essere ridotte e che bisognerà ripensare l’isolamento degli edifici. A Regensdorf (ZH) il progetto Sviluppo di un’area adattata al clima” si è concentrato sulla disposizione degli edifici per consentire le correnti d’aria fresca, sull’ombreggiamento degli spazi liberi e sull’acqua che dovrà essere resa vivibile attraverso fontane di quartiere, giochi d’acqua e canalette in pietra aperte.

Il progetto pilota Valutazione del pericolo di piene lungo l’Aare ha, invece, calcolato il potenziale di danno lungo tutto il corso del fiume per gli anni 2040 e 2100, sulla base dei più recenti modelli climatici e di una proiezione di insediamento. La metodologia è naturalmente trasferibile ad altri fiumi e laghi.

Altri contributi ticinesi

Tre progetti sviluppati nel nostro cantone si sono invece concentrati sulle diffusioni sgradite. Per rimediare alle perdita dei castagni colpiti dal “mal dell’inchiostro”, causata da due agenti patogeni termofili, sono state individuate le specie arboree più adatte a mantenere i boschi di protezione con specie come acero di monte, tiglio nostrano, carpino nero e sorbo montano. Un secondo progetto ha testato un modello di rischio per la diffusione della zanzara tigre in Svizzera. Il terzo test pilota ticinese riguarda la gestione differenziata di una specie tanto invasiva, quanto popolare in Ticino, la palma di Fortune. Anche in questo caso il coinvolgimento e la sensibilizzazione della popolazione nella lotta risulta determinante per un contenimento efficace.

La palma di Fortune un simbolo ticinese sfuggito di mano

La palma di Fortune un simbolo ticinese sfuggito di mano

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Il PNR73 per un economia sostenibile

Sempre a Berna, con una singolare coincidenza temporale, sono stati presentati pure martedì, dopo cinque anni di lavori, i risultati del Programma nazione di ricerca “Economia sostenibile” (PNR73) del Fondo nazionale svizzero. Tramite 29 progetti, 210 esperti hanno studiato come l’economia svizzera possa diventare più sostenibile.

Ne sono scaturite una serie di proposte – riassunte in un “libro bianco” – da trasmettere alla politica per accelerare la transizione. I ricercatori, il cui budget ammontava a 20 milioni di franchi, suggeriscono un mix di iniziative volontarie e incentivi a livello di legge.

Meno carne e abitazioni più piccole

Ad esempio, nel settore alimentare è stato dimostrato che il passaggio da prodotti di origine animale a quelli di origine vegetale non solo diminuirebbe l'impatto ambientale del 36%, ma migliorerebbe anche la salute, riducendo al contempo la spesa.

L'impatto ambientale della carne

L'impatto ambientale della carne

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Un altro ramo sul quale ci si è concentrati è quello dell'edilizia. I risultati del programma suggeriscono infatti che una soluzione favorevole è rappresentata da una combinazione di costruzioni più efficienti dal punto di vista delle risorse e da una maggiore accettazione nel vivere in spazi abitativi più ristretti, soprattutto fra gli over 50.

Nello specifico, bisognerebbe utilizzare energie rinnovabili negli stabili e ricorrere di più a materiali secondari come il legno, che incidono meno sull'ambiente. Inoltre, andrebbe introdotta una moratoria sulle demolizioni. Per quel che concerne le superfici delle abitazioni, serve un cambio di mentalità di tutti gli attori. Vanno inoltre promossi edifici in grado di adattarsi alle situazioni individuali, come età o handicap fisici.

Secondo Philipp Thalmann del Politecnico federale di Losanna (EPFL), intervenuto nell'ambito di una conferenza stampa, attualmente ogni svizzero in media ha bisogno di 51 metri quadrati per vivere, 13 in più rispetto al 1990. Questa è la quantità di spazio abitativo da recuperare, ha aggiunto.

Puntare su un'economia circolare

Oltre a quelli già citati, i vari progetti hanno poi toccato una lista di ulteriori ambiti. Fra questi ci sono la finanza, la mobilità, l'agricoltura, gli ecosistemi forestali, le catene di approvvigionamento, la governance e l'economia circolare. "Oggi a livello mondiale solo l'8,6% di tutte le risorse è riutilizzato. Il resto viene gettato via", ha detto Karolin Frankenberger dell'Università di San Gallo.

Le idee, come si vede, non mancano.

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