L'era Leuthard si chiude

Doris Leuthard lascerà il Governo a fine 2018. La consigliera federale, il membro dell'Esecutivo da più tempo in carica, ha reso note giovedì mattina le sue dimissioni attraverso una lettera letta in Consiglio nazionale dal presidente dell'assemblea Dominique De Buman. Già nel 2017 aveva lasciato intendere che quella in corso sarebbe stata la sua ultima legislatura in Consiglio federale.

Una carriera politica ricca di successi

Argoviese di Merenschwand, Doris Leuthard è nata il 10 aprile del 1963 e ha studiato diritto a Zurigo. La sua carriera politica a livello nazionale è rapidissima e inizia nel 1999 con l'elezione al Consiglio nazionale. Dal 2004 presiede per due anni il PPD svizzero, poi il grande salto in Governo: il 14 giugno 2006 viene scelta già al primo turno per succedere a Joseph Deiss: diviene la 109esima personalità eletta in Consiglio federale, la quinta donna della storia politica svizzera a raggiungere la stanza dei bottoni. Dapprima all'economia, dal 1° novembre 2010 dirige il Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni. In 12 anni ha presieduto due volte la Confederazione, nel 2010 e nel 2017.

Rare sono le sue sconfitte alle urne, si possono ricordare solo quelle nelle votazioni sull'aumento del prezzo della vignetta autostradale e sull'iniziativa di Franz Weber che ha posto un freno alle residenze secondarie. Molto più numerose le vittorie, ben 16, ultime in ordine di tempo la bocciatura dell'iniziativa "No Billag" e l'approvazione del controprogetto "per la bici". Sotto la sua guida, il DATEC ha inaugurato la galleria di base del San Gottardo e accolto il raddoppio del tunnel autostradale.

Ma soprattutto, ha avviato un'epocale svolta energetica. Lei che si era sempre schierata in favore delle centrali atomiche, impiegò poche settimane dopo la tragedia di Fukushima dell'11 marzo 2011 per gettare le basi dell'abbandono del nucleare. Il popolo l'ha seguita due volte, dapprima bocciando nel 2016 l'iniziativa dei Verdi che avrebbe accelerato i tempi dell'addio e poi nel 2017, quando è stata accolta la strategia energetica 2050.

A rendere un po' turbolento il periodo dell'addio, è giunto quest'anno lo scandalo delle sovvenzioni percepite indebitamente da AutoPostale. Le dimissioni della direttrice della Posta Susanne Ruoff, la mancata concessione dello scarico totale ai vertici del gigante giallo e l'allontanamento della direzione della filiale viaggiatori hanno permesso se non di chiudere la vicenda, almeno di voltare pagina. Al Consiglio federale non può essere rimproverato nulla, ha sostenuto Doris Leuthard lunedì 11 giugno. Dopo l'estate è arrivato anche l'annuncio della cifra che AutoPostale restituirà. I tempi per dimissioni senza macchia erano così maturi.

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