Le molestie sessuali sul posto di lavoro continuano ad essere un problema ampiamente diffuso in Svizzera e le misure di prevenzione messe in atto non bastano: quasi un terzo dei dipendenti ha già avuto a che fare con questo problema. Lo afferma un nuovo studio commissionato dall’Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo (UFU) e dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO).
Si tratta del secondo rilevamento commissionato da SECO e UFU e rispetto al 2008, questa volta sono stati interpellati sia personale, sia i datori di lavoro. E i risultati non sono incoraggianti. La percentuale di chi ha subito comportamenti molesti è nettamente più alta per le donne (44%) rispetto agli uomini (17%). Oltre alle donne, le categorie maggiormente colpite sono il personale più giovane e le persone in formazione.
Per molestie sessuali sul posto di lavoro si intendono tutti i comportamenti di natura sessuale o sessista che si verificano nel contesto lavorativo, sono indesiderati e sono percepiti come una violazione dell’integrità personale. Il contesto lavorativo comprende il posto di lavoro e tutti gli altri luoghi o eventi associati (come ad esempio la mensa, le cene aziendali, i viaggi di servizio) come pure i contatti legati al lavoro e con persone esterne all’azienda (clientela, pazienti, fornitori), spiegano gli autori dello studio.
Più della metà delle persone interpellate (52%) ha subito nel corso della propria vita lavorativa almeno uno dei dodici comportamenti di natura sessista o sessuale presi in esame nel sondaggio, indipendentemente dal fatto che vengano percepiti come molestie o meno. Anche in questo caso, le donne (59%) più frequentemente degli uomini (46%). Soltanto nell’ultimo anno, un terzo delle donne di età compresa tra i 16 e i 25 anni ha subito molestie sessuali sul posto di lavoro.
Battute e osservazioni svilenti
I tipi di comportamento sgraditi più frequenti sono osservazioni o battute svilenti o oscene e osservazioni allusive dirette alla persona. Sono relativamente diffusi anche i racconti non richiesti a contenuto sessuale; gesti o atteggiamenti osceni; contatti fisici, fischi, sguardi, messaggi o e-mail indesiderati, svilenti o osceni. Seguono gli inviti a sfondo sessuale, i contenuti pornografici e palpeggiamenti o baci. Poco frequenti sono invece le segnalazioni di ricatti sessuali, aggressioni e stupri, precisa lo studio.
Più colpito chi è a contatto con la clientela
I lavoratori dei settori con un contatto frequente con la clientela, come quello alberghiero e della ristorazione, bancario o sanitario, sono più toccati dal fenomeno. La maggior parte delle molestie è commessa da uomini che appartengono allo stesso livello gerarchico della vittima; quando le vittime però sono donne, i molestatori sono spesso anche i superiori.
Misure preventive, lacune tra i datori di lavoro
I comportamenti potenzialmente molesti hanno conseguenze negative per molte persone: causano un deterioramento dell’ambiente di lavoro, che spesso sfocia nel desiderio di dimettersi. Secondo la legge, i datori di lavoro sono tenuti ad adottare misure per prevenire le molestie sessuali. Dal sondaggio risulta tuttavia che un’azienda su cinque non attua alcun provvedimento. Lo studio include pertanto raccomandazioni per un lavoro di prevenzione e di intervento mirato.