"In un Paese di piccole dimensioni, plurilingue e a democrazia diretta come la Svizzera, la pluralità dell'offerta mediatica è essenziale". Parola di Doris Leuthard che lunedì mattina, a nome del Governo, ha illustrato le ragioni che inducono il Governo a respingere l’iniziativa comunemente detta "No Billag" che chiede l'abolizione del canone di ricezione radiotelevisivo e che la Confederazione non sovvenzioni alcuna emittente radio-TV. Uno scenario che per il Consiglio federale rappresenta un pericolo per tutto il paese, ma soprattutto alle minoranze rilevando che la SSR non potrebbe più sostenere con i proventi della Svizzera tedesca i programmi delle altre regioni. "Viel Glück" ("Buona fortuna"), ha augurato in tal caso Doris Leuthard a italofoni, romandi e romanci.
"Non c'è piano B"
Ciò poiché, ha rilevato, in caso di sì all'iniziativa per l'abolizione del canone radiotelevisivo il finanziamento pubblico verrebbe abolito e la SSR non potrebbe più produrre i suoi programmi. Non c'è un piano B, ha ribadito.
"Il primo paese a abolire il mandato di servizio pubblico"
Se il 4 marzo dalle urne uscisse un sì, la Svizzera sarebbe il primo Paese in Europa ad abolire il mandato di servizio pubblico nel settore della radio e della televisione, ha precisato la presidente rilevando che SSR, radio locali e TV regionali subirebbero grosse perdite finanziarie. I proventi del canone rappresentano infatti circa il 75% del bilancio della SSR e una parte cospicua di quello delle radio locali e TV regionali.
"Rischio d'ingerenze estere"
Con il passaggio a un sistema di finanziamento puramente commerciale, come previsto dall'iniziativa, aumenterebbe il grado di dipendenza da finanziatori privati e gruppi imprenditoriali esteri. E, con esso, il pericolo di ingerenze politiche, rileva il Governo. Gli introiti pubblicitari sarebbero ancora più sottratti al mercato indigeno, per defluire all'estero.
SSR, radio locali e tv regionali
In un piccolo paese come la Svizzera con quattro lingue nazionali non è possibile finanziare i programmi del servizio pubblico solo con pubblicità e sponsoring. Per questo viene riscosso un canone i cui proventi vanno a SSR con le sue radiotelevisioni in 4 lingue (RSI, SRF, RTS, RTR), 21 radio locali e 13 televisioni regionali tra cui TeleTicino, Radio 3i e Radio Fiume Ticino.
Massiccia riduzione dell'offerta
La scomparsa del canone creerebbe a tutti loro grossi problemi finanziari. Numerose trasmissioni, in particolare anche su temi politici e sociali importanti, non potrebbero più essere prodotte o non più ai livelli di qualità attuali. L'offerta odierna verrebbe ridotta in modo massiccio.
La situazione si rivelerebbe particolarmente difficile per le regioni periferiche e le minoranze linguistiche. La SSR oggi deve assicurare un'offerta radiotelevisiva equivalente e variata in tutte le lingue ufficiali, nonché trasmissioni televisive e almeno un programma radiofonico per la Svizzera romancia. Se l'iniziativa passasse questo mandato verrebbe meno e la SSR non potrebbe più applicare il suo sistema di perequazione finanziaria interna per sostenere con proventi realizzati nella Svizzera tedesca programmi destinati alla Svizzera italiana, romanda e romancia, rileva il Consiglio federale.
Diem/ATS