Quanto è profonda in Svizzera la spaccatura tra favorevoli e contrari al vaccino? I toni duri sui social, le minacce, o un episodio come l'aggressione al succo di mela della consigliera di Stato zurighese, Natalie Rickli, mentre inaugurava un bus per la vaccinazione mobile, sono indizi di un male profondo? La RSI ha intervistato sul tema il professor Ola Söderström, dell'Università di Neuchâtel:
"Parlare di spaccatura vorrebbe dire che ci sono due o tre campi della stessa grandezza che si confrontano, in Svizzera non siamo a quel livello; i sondaggi di opinione dimostrano che c'è una maggioranza forte nella Confederazione, di più o meno tre quarti della popolazione, che continua a sostenere le scelte del Governo, che sostiene le grandi linee della politica di salute pubblica".
L'impressione che si ha è però di un rapporto di forza ben diverso. Perché?
"C'è una sovra-focalizzazione dei media, ma anche dei social media, che funzionano secondo questa logica della divisione che amplifica l'opinione delle minoranze, che si sentono molto e che non vengono sempre percepite come minoranze e che non si percepiscono loro stesse come minoranze. Quindi c'è questo processo di divisione, ma che è anche un effetto mediatico, in parte".
I media e i social media, in particolare, dice lei, accentuano questo confronto, ma non l'hanno certo inventato. È secondo lei legato solo alla pandemia o è il sintomo di qualcosa di più profondo?
"È un sintomo rivelatore. Questa crisi rivela altri movimenti, altri processi, altre crisi. E probabilmente la crisi maggiore che rivela è una crisi della democrazia liberale, nel senso che rivela il fatto che questo equilibrio sul quale abbiamo vissuto, tra libertà e solidarietà, si sta perdendo. Cioè la gente approfitta di una libertà concepita puramente come individuale. Le persone non vogliono portare la mascherina, non vogliono fare un vaccino. E questo viene sostenuto in un modo molto forte. Quello che non viene sostenuto in un modo molto forte sono le libertà collettive: la libertà collettiva di andare fuori, di andare a vedere uno spettacolo, senza correre il rischio di essere infettati".
Gli argomenti di avversari e favorevoli al vaccino travalicano le frontiere, soprattutto grazie a internet. Professor Söderström, si può però dire che la Svizzera - grazie alla Democrazia semi-diretta - rischia meno di altri Paesi di lacerarsi gravemente su questo tema?
"Non so se sia proprio il dispositivo della Democrazia diretta che ci protegge contro queste divisioni, queste spaccature. Penso più che altro sia il sistema collegiale che fa sì che abbiamo nel Governo una diversità di partiti che devono trovare un consenso per governare. In paesi con un sistema proprio bipartisan questa polarizzazione diventa più forte. C'è più possibilità di avere questa polarizzazione rispetto alla Svizzera".