Pro Juventute lancia l'allarme: rispetto al 2019 è quasi raddoppiato il numero delle chiamate di bambini e adolescenti che chiedono aiuto ai volontari, che rispondono al 147, il numero del telefono amico dedicato a bambini e giovani. E sempre più giovani chiamano per parlare dei loro pensieri suicidi.
Sono sempre più preoccupanti e drammatici i motivi che spingono bambini e adolescenti a comporre questo numero gestito da Pro Juventute, dice la portavoce Lulzana Musliu: ”Sono aumentate in particolare le consultazioni per autolesionismo, depressione e pensieri suicidi”.
Sempre più chiamate, dunque e sempre più complesse; rispetto agli anni prima della pandemia è inoltre raddoppiata anche la durata delle consulenze. Nel 2019 queste erano tre o quattro al giorno, adesso le consultazioni giornaliere per pensieri suicidi sono in media otto. Tanti i casi di bimbi e sempre più disperati, come quello di un ragazzino 11enne che aveva deciso di farla finita e che si è rivolto al 147. “Era stato vittima di mobbing a scuola, c’erano tensioni in famiglia e si sentiva incompreso soprattutto dal padre: non voleva più vivere. In questi casi – continua la portavoce di Pro Juventute – per evitare il peggio il servizio del 147 deve fare appello alla polizia o ai soccorritori”.
Interventi che nei primi sei mesi dell’anno sono stati 74: si tratta di un nuovo record a livello nazionale.
Per Pro Juventute, bambini e giovani soffrono a causa di una crisi multipla: “Sono tempi incerti: pandemia, cambiamenti climatici, guerra in Ucraina… le crisi si accumulano e colpiscono bimbi e adolescenti in una fase particolarmente vulnerabile della loro vita”, sostiene ancora Lulzana Musliu.
E il sistema non è sempre in grado di reagire in tempi brevi. In tanti cantoni ci vogliono mesi, per esempio, per poter vedere uno psicologo o uno psichiatra. E le risorse scarseggiano.