Svizzera

Pensieri suicidi sempre più diffusi tra i giovani

Sono sempre più drammatici i motivi che spingono bambini e adolescenti a comporre il 147, afferma Pro Juventute: “Aumentate le consultazioni anche per depressione e autolesionismo”

  • 7 settembre 2023, 12:51
  • 7 settembre 2023, 12:52
01:41

Radiogiornale delle 12.30 del 07.09.2023: il servizio di Anna Maria Nunzi

RSI Info 07.09.2023, 12:44

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Di: Radiogiornale-Nunzi/Red.MM 

Pro Juventute lancia l'allarme: rispetto al 2019 è quasi raddoppiato il numero delle chiamate di bambini e adolescenti che chiedono aiuto ai volontari, che rispondono al 147, il numero del telefono amico dedicato a bambini e giovani. E sempre più giovani chiamano per parlare dei loro pensieri suicidi.

Sono sempre più preoccupanti e drammatici i motivi che spingono bambini e adolescenti a comporre questo numero gestito da Pro Juventute, dice la portavoce Lulzana Musliu: ”Sono aumentate in particolare le consultazioni per autolesionismo, depressione e pensieri suicidi”.

Sempre più chiamate, dunque e sempre più complesse; rispetto agli anni prima della pandemia è inoltre raddoppiata anche la durata delle consulenze. Nel 2019 queste erano tre o quattro al giorno, adesso le consultazioni giornaliere per pensieri suicidi sono in media otto. Tanti i casi di bimbi e sempre più disperati, come quello di un ragazzino 11enne che aveva deciso di farla finita e che si è rivolto al 147. “Era stato vittima di mobbing a scuola, c’erano tensioni in famiglia e si sentiva incompreso soprattutto dal padre: non voleva più vivere. In questi casi – continua la portavoce di Pro Juventute – per evitare il peggio il servizio del 147 deve fare appello alla polizia o ai soccorritori”.

Interventi che nei primi sei mesi dell’anno sono stati 74: si tratta di un nuovo record a livello nazionale.

Per Pro Juventute, bambini e giovani soffrono a causa di una crisi multipla: “Sono tempi incerti: pandemia, cambiamenti climatici, guerra in Ucraina… le crisi si accumulano e colpiscono bimbi e adolescenti in una fase particolarmente vulnerabile della loro vita”, sostiene ancora Lulzana Musliu.

E il sistema non è sempre in grado di reagire in tempi brevi. In tanti cantoni ci vogliono mesi, per esempio, per poter vedere uno psicologo o uno psichiatra. E le risorse scarseggiano.

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