Due casi di cronaca giudiziaria ticinese di cui abbiamo riferito nel giro di 5 giorni hanno portato alla luce il dramma del disagio psichico tra i giovani e giovanissimi. Il primo risale a venerdì 20 gennaio quando, davanti alla corte delle Assise criminali di Lugano, un 20enne paziente della Clinica psichiatrica di Mendrisio viene assolto in primo grado dall'accusa di violenza carnale nei confronti di una giovane come lui ricoverata. In aula, i racconti di due vite diverse eppure simili: diagnosi, ansia sociale, psicofarmaci, dipendenze da droghe.
Il secondo risale al 25 gennaio, quando un 20enne viene arrestato per l’incendio nella casa del delitto di Avegno. Si tratta del figlio minore della donna uccisa proprio in quella casa nell’aprile scorso dall'altro figlio. Prima di questo gesto, il giovane aveva lanciato diverse richieste di aiuto, l'ultima a metà dicembre quando aveva chiesto di essere ricoverato in una struttura privata ma la lista d'attesa era troppo lunga.
Si tratta di casi limite, certo, ma che stando agli esperti emergono come la punta di un iceberg in un cantone dove si dovranno ancora attendere anni prima che l'Unità di cure integrate pedopsichiatrica per minorenni diventi realtà. I 5 letti del mini reparto temporaneo di pedopsichiatria all’Ospedale Civico di Lugano, aperto a fine 2020 e dedicato a giovani fino ai 16 anni, non bastano e le cliniche psichiatriche tradizionalmente rivolte agli adulti sono piene anche di minorenni e giovani adulti.
In Ticino, dal 2015 al 2020 sono stati 160 i minorenni ricoverati in clinica o in ospedali acuti in media all'anno; nel 2021 sono stati 224: quasi il 40 % in più. Secondo gli esperti, si tratta di un incremento della sofferenza non sempre facilmente inquadrabile dal punto di vista medico. “Possiamo definirlo un fenomeno di disregolazione emotiva, – spiega
Sara Fumagalli, primaria della Clinica Santa Croce – i ragazzi hanno a che fare con un mondo interiore doloroso con cui non sanno cosa fare. Sono incapaci di comunicare con gli adulti e reagiscono con gesti che possono essere violenti: autolesionismo, aggressioni, overdose di alcol o sostanze”.
A Orselina, il numero di giovani adulti e minorenni ricoverati è più che raddoppiato dal 2018 al 2022 e per rispondere a questo bisogno a luglio 2022 ha aperto ConTatto, un reparto protetto da 9 posti letto per i minori di 18 anni che oggi è pieno e ha una lista d'attesa. Anche alla Clinica cantonale psichiatrica di Mendrisio (CpC) i pazienti sotto i 25 anni e gli adolescenti sono in aumento e si vengono a trovare fianco a fianco con pazienti psichiatrici adulti.
Il direttore dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale Daniele Intraina spiega che alla CpC “non ci sono liste d’attesa” e che per quanto riguarda i minori e i giovani adulti è lì che vengono trattati i casi più complessi, compresi i ricoveri coatti. Negli ultimi dieci anni, anche la presa a carico nei Servizi medico-psicologici ambulatoriali (SMP) e nei Centri psicoeducativi (CPE) sul territorio è cresciuta di circa il 30%, toccando quasi 2400 minori nel 2022.
Non solo colpa della pandemia
“Il ruolo della pandemia viene eccessivamente enfatizzato” secondo il caposervizio della Cpc, dottor Carlo Emilio Bolla. “Se è vero che ha facilitato la nascita e l'acuirsi di alcune patologie, è vero anche il contrario: ci sono condizioni gravi dal punto di vista psicopatologico che, nel periodo pandemico, si sono mimetizzate perché la situazione sociale presentava minori fattori di stress”. In generale però l’aumento dei casi complessi preoccupa e la Pianificazione sociopsichiatrica cantonale2022-2025 punta non solo alla creazione dell’Unità integrata pedopsichiatrica ma anche all’aumento del personale nei CPE e nei SMP.
Chi lavora sul campo, come la fondazione “Il Gabbiano” che si occupa di reinserimento socioprofessionale di giovani dai 18 ai 25 anni, ritiene che possa essere già troppo tardi. Il vicedirettore Yvan Gentizon spiega che per la prima volta l’età dei loro utenti si sia abbassata: “Siamo preoccupati, arrivano segnalazioni per adolescenti di 14-15 anni che non vanno a scuola e non lavorano e sempre più spesso siamo noi a recarci dai giovani, facciamo una sorta di lavoro domiciliare. Rispetto al passato, oggi la prima cosa di cui ci parlano i ragazzi è un malessere generalizzato, un dolore che non sanno spiegare”.
Ma quali soluzioni sono praticabili? Secondo la direttrice medica della Clinica Santa Croce Sara Fumagalli, “nell’immediato non si può far finta che l'urgenza non ci sia e quindi avere più possibilità di accogliere i ragazzi è fondamentale. In un secondo momento, bisogna investire sulla prevenzione implementando il lavoro di rete per aiutare i ragazzi a evolvere e crescere da un punto di vista emotivo, imparando a gestire le frustrazioni e a capire quale ruolo possano avere nel mondo”.
Una sfida anche per le autorità penali
Una sofferenza che se portata all'estremo, in alcune circostanze potrebbe condurre a commettere dei reati, lo abbiamo visto nel caso dell'incendio di Avegno. Perché - ce lo conferma la magistrata dei minorenni Fabiola Gnesa in una presa di posizione - l'aumento di minori con fragilità psichiche è un fenomeno con cui anche le autorità penali sono chiamate a confrontarsi: “L’aumento di minori con fragilità psichiche è un fenomeno con cui le autorità sia civili sia penali (e quindi la Magistratura dei minorenni) sono chiamate a confrontarsi da tempo.
Se da un lato la dotazione nel Cantone di servizi per la protezione dei minori può considerarsi buona, dall’altro, a fronte di una costante crescita del fenomeno, diviene urgente interrogarsi su come migliorare l’offerta soprattutto per quanto riguarda gli istituti di presa a carico. In questo senso, la creazione del centro educativo chiuso per minorenni – destinato alla gestione delle situazioni di crisi importanti, alle misure disciplinari per minori collocati e all’esecuzione di pochi casi di pene privative della libertà – rappresenta senza dubbio un tassello importante.
Un analogo discorso vale per la creazione delle unità psichiatriche per minori previste nella nuova pianificazione sanitaria. A fronte delle problematiche emergenti e della loro complessità, l’offerta deve essere tuttavia ulteriormente ampliata e strutturata”.
Dal canto suo, il sostituto procuratore generale Moreno Capella fa sapere che i casi di giovani autori di reato con problemi psichiatrici e un rischio di recidiva, sono in aumento: “Sebbene al momento non si disponga di dati scorporati relativi al fenomeno, la percezione è che, negli ultimi 10 anni (almeno), i casi di giovani autori di reato con problemi di natura psichiatrica e un relativamente elevato rischio di recidiva, siano in aumento. Questo ovviamente non significa che vi sia sempre una correlazione fra i fatti intercorsi e la turba.
E nemmeno significa che la declinazione psichiatrica comporti sempre un comportamento penalmente rilevante. Anzi.” Per la Magistratura, “una sfida relativamente nuova e importante” che si complica quando l’imputato risulta non interrogabile, necessita di cure o di degenze in strutture diverse dal carcere come è stato il caso, ad esempio, del giovane finito a processo con l'accusa di violenza carnale alla Cpc.