Più un uomo utilizza il suo cellulare, più il numero di spermatozoi che produce rischia di scendere. Ad avanzare questa correlazione a prima vista non immediata è un’équipe dell’Università di Ginevra, in collaborazione con specialisti dell’Istituto tropicale e di salute pubblica svizzero (Swiss TPH). La ricerca è stata pubblicata sulla rivista “Fertility & Sterility”.
Gli scienziati si sono appoggiati sui dati di 2’886 uomini, di età fra i 18 e i 22 anni, reclutati fra il 2005 e il 2018. Al campione è stato sottoposto un questionario per indagare sulle loro abitudini, il loro stato di salute e la frequenza d’uso del cellulare.
Radiogiornale
Radiogiornale 01.11.2023, 12:30
Contenuto audio
Stando a un comunicato odierno dell’Università di Ginevra, le informazioni raccolte hanno permesso di stabilire un legame tra un utilizzo elevato del cellulare e la qualità dello sperma. In cifre, chi fa ricorso al proprio telefono oltre venti volte al giorno ha circa un quinto di spermatozoi per millilitro in meno rispetto a chi lo fa in non più di cinque occasioni.
Questo indirettamente riduce la fertilità. Tuttavia, secondo lo studio, l’uso del cellulare non ha alcun effetto sulla motilità - la caratteristica che permette la risalita delle vie genitali femminili per dare inizio alla fecondazione - e sulla morfologia degli spermatozoi.
A giocare un ruolo sembra pure essere l’evoluzione tecnologica. La correlazione è infatti più pronunciata fra il 2005 e il 2007 che in seguito. “Tale tendenza corrisponde al passaggio dal 2G al 3G dapprima e al 4G poi”, che ha provocato una diminuzione delle emissioni, spiega, citato nella nota, Martin Röösli dello Swiss TPH.
L’analisi dei dati inoltre sembra anche dimostrare che il posto in cui si tiene il telefono, ad esempio la tasca dei pantaloni, non è associato a parametri di sperma più deboli. Su questo punto però c’è meno certezza, visto che il numero di persone che ha affermato di non portare il cellulare vicino al corpo era troppo piccolo per trarre conclusioni solide.
Il lavoro poggia su basi robuste, in primis perché coinvolge un numero maggiore di individui rispetto a ricerche simili sul tema, essendo il più vasto al mondo. Tuttavia, i risultati vanno pur sempre presi con le pinze, in quanto scaturiti da dati “autodichiarati”.
Una serie di studi ha comunque già mostrato che la qualità dello sperma è calata negli ultimi 50 anni nei Paesi industrializzati a causa di un mix di fattori ambientali (interferenti endocrini, pesticidi, radiazioni) e comportamentali (dieta, alcol, stress, fumo). Il numero di spermatozoi per millilitro è così passato in media da 99 milioni a 47 milioni.
L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha stabilito che un uomo ci mette oltre un anno a concepire un bambino se la sua concentrazione di spermatozoi è inferiore ai 15 milioni per millilitro. Si ritiene anche le possibilità di una gravidanza diminuiscano quando si scende sotto i 40 milioni.