Svizzera

Pilastri che scricchiolano

Minacce e rimedi per le pensioni in Svizzera - Come funziona la riforma "Previdenza 2020"

  • 6 maggio 2016, 06:15
  • 4 settembre 2023, 10:34
02:08

Previdenza 2020, un difficile equilibrio - di Stefano Pongan

RSI Info 02.05.2016, 12:44

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"Garantire il livello delle rendite e la sicurezza finanziaria delle assicurazioni sociali" è lo scopo dichiarato della riforma "Previdenza 2020". Il Governo l'ha lanciata a fine 2014 con il suo messaggio, è già passata al vaglio del Consiglio degli Stati in settembre e quest'anno sarà esaminata anche dal Nazionale.

Perché la riforma

Senza interventi, le pensioni future non sarebbero più garantite e questo essenzialmente per due motivi (guarda nel video le interviste al sindacalista Meinrado Robbiani e alla ricercatrice Jenny Assi).

La popolazione svizzera invecchia, la proporzione fra chi versa contributi e chi percepisce rendite sta rapidamente cambiando. C'erano sei lavoratori per ogni pensionato nel 1950, si arriverà a 3 contro 1 entro una decina di anni.

Attivi e pensionati dal 1950 a oggi e le previsioni per il futuro

Attivi e pensionati dal 1950 a oggi e le previsioni per il futuro

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Questo mette in
pericolo i conti dell'AVS, basata sul principio della solidarietà fra generazioni: le pensioni versate vengono finanziate soprattutto dalla popolazione attiva. Il risultato dell'assicurazione è rimasto positivo fino al 2013, ma nel 2015 ha già fatto registrare
un saldo negativo di 579 milioni. Se non si farà nulla, all'orizzonte della riforma (nel 2030) il "buco" potrebbe raggiungere i 9 miliardi annui, ha avvertito il consigliere federale Alain Berset.

Inoltre la borsa non tira, i rendimenti dei capitali di previdenza che vengono investiti non sono più alti come in passato. È un problema per il secondo pilastro: il capitale personale si accumula più lentamente. Gli assicuratori erano tenuti a corrispondere fino al 2002 un interesse minimo del 4%. Oggi siamo già scesi all'1,25%.

Il tasso di interesse minimo sugli averi del secondo pilastro

Il tasso di interesse minimo sugli averi del secondo pilastro

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Al traguardo dei 65 anni il capitale accumulato, a parità di salario, è dunque più esiguo che in passato. Però deve durare più a lungo, perché la
speranza di vita dopo il pensionamento è passata in 30 anni da 14 a 19 anni per gli uomini e da 18 a 22 per le donne. Con i progressi della medicina, aumenterà ancora. Ci godiamo la pensione più a lungo, dunque, ma se la torta deve durare di più, le fette devono essere più piccole.

Allo stesso tempo, però, bisogna fare in modo che i pensionati continuino ad avere un tenore di vita sufficiente: l'obiettivo oggi come in passato è garantire ai pensionati almeno il 60% del reddito di quando lavoravano.

00:28

Il 60% è insufficiente, secondo Jenny Assi

RSI Info 29.04.2016, 20:02

Come funziona

Come raggiungere l'obiettivo? Alain Berset, titolare del Dipartimento federale degli interni, ha optato per un approccio ambizioso che va a toccare contemporaneamente i due pilastri obbligatori del sistema previdenziale elvetico, ovvero l'AVS e il secondo pilastro.

Alain Berset, "padre" della riforma

Alain Berset, "padre" della riforma

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Escluso invece il
terzo pilastro. Solo il 60% della popolazione attiva ne ha uno. E anche il secondo non è una garanzia per tutti, ricorda Jenny Assi: una donna su cinque (contro appena il 3% degli uomini) ne è priva, magari perché lavora a tempo parziale. Molti altri lavoratori hanno lacune nei contributi, a causa di un divorzio, di periodi di disoccupazione o perché indipendenti.

Il punto centrale della riforma, accolto dalla Camera alta, è la flessibilizzazione dell'età di pensionamento: sarà modulabile fra i 62 e i 70 anni, con riduzioni alla rendita per chi lascia prima e bonus per chi se ne va oltre l'età di riferimento, portata a 65 anni per tutti, uomini e donne (queste ultime oggi vanno in pensione a 64).

Il tasso di conversione

Il tasso di conversione

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È inoltre ritenuto inevitabile un
abbassamento progressivo (su 4 anni) del tasso di conversione LPP. È quel valore che determina la parte del capitale del secondo pilastro da versare ogni anno sotto forma di rendita.
Oggi è il 6,8% e nel 2010 il popolo aveva nettamente bocciato una sua riduzione al 6,4%. La nuova riforma si spinge ancora oltre e
propone il 6,0%, che garantisce 6'000 franchi all'anno per ogni 100'000 di capitale accumulato. Berset vuole però anche agire sulle entrate, sopprimendo la deduzione di coordinamento. I lavoratori pagherebbero i contributi sui primi 84'600 franchi di salario, senza escludere i primi 24'675 come oggi. Più contributi, quindi, per garantirsi (nella nostra metafora) una torta più sostanziosa.

Il progetto del Governo e la versione del Consiglio degli Stati

Il progetto del Governo e la versione del Consiglio degli Stati

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Gli Stati non ne hanno voluto sapere. La deduzione è stata solo lievemente ridotta, a 21'150 franchi. In compenso, versare contributi sarà obbligatorio dal 21mo anno di età e non più solo dal 25mo. Non è l'unica correzione apportata al progetto governativo dai "senatori", che hanno
rafforzato il primo pilastro: le rendite AVS sono state
aumentate di 70 franchi. Questo però al prezzo di prelievi più sostanziosi sui salari: lo 0,3% in più, mentre
l'IVA sarà aumentata solo di un punto per finanziare l'AVS, e non di uno e mezzo come voleva il Governo.

I 70 franchi in più hanno fatto storcere il naso alla destra (PLR e UDC), che al Nazionale potrebbe anche spuntarla e sopprimerli. In quel caso, ha però avvertito la maggioranza della Camera alta, l'intera operazione si chiuderebbe in perdita per gli assicurati. Un referendum sarebbe molto probabile e il voto popolare potrebbe cancellare tutta la riforma.

Stefano Pongan

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