Premi di cassa malati, anche i cantoni devono dire la loro

I Cantoni devono poter avere maggiore voce in capitolo sull’approvazione dei premi di cassa malati proposti sul loro territorio. Così la pensa il Parlamento. Dopo il Consiglio degli Stati, anche il Nazionale ha approvato lunedì con 167 voti a 12 una modifica della legge sulla vigilanza sull’assicurazione malattie. Il dossier è così pronto per le votazioni finali.

Attualmente, le autorità cantonali possono esprimere il loro parere soltanto in merito ai costi stimati. Ma sono loro quelli nella posizione migliore per valutare la situazione sul territorio e quindi il rafforzamento delle loro competenze è da sostenere, ha dichiarato la relatrice commissionale Sarah Wyss (PS/BS). Il progetto non ha ripercussioni economiche sull’assicurazione malattia.

Interpellato dalla RSI, il consigliere di Stato ticinese Raffaele De Rosa, fautore di questa misura, è soddisfatto e non sorpreso dai numeri molto chiari della votazione. “Quello che preoccupa”, dice però, “è che una misura senza incidenza in termini strutturali sul sistema e ritenuta legittima da più parti, ha impiegato cinque anni per essere adottata. E questo fa capire quanto è difficile, complice la presenza di diverse lobby a Palazzo federale, introdurre quelle riforme che sono indispensabili per frenare la crescita dei premi di cassa malati”.

Con la modifica di legge vengono inoltre adeguate le modalità di compensazione dei premi incassati in eccesso. Ad oggi, gli assicuratori possono procedere a una tale compensazione se, in un Cantone, le entrate derivate dai premi sono nettamente superiori ai costi.

Questo disciplinamento può risultare iniquo per i Cantoni nei casi in cui i premi sono interamente presi a carico dall’ente pubblico. La modifica prevede pertanto che in queste situazioni il rimborso sia ora versato alle autorità cantonali. Ciò vale sia per i beneficiari di prestazioni complementari sia per gli assicurati che ricevono riduzioni di premi. Il Governo è favorevole alla modifica legislativa, ha spiegato in aula la ministra della sanità Elisabeth Baume-Schneider.