“Per me, come ex responsabile del Servizio di informazioni, è incredibile e assolutamente irresponsabile che la persona responsabile della Procura della Confederazione possa aver consegnato un protocollo di interrogazione né corretto né coperto, lasciando visibili persino i nomi, è incomprensibile”.
Sono le dure parole di Peter Regli, ex capo dei servizi segreti svizzeri, chiamato a commentare la vicenda di spionaggio che da due settimane tiene banco sia in Svizzera che in Germania, dopo l'arresto del 54enne accusato di spionaggio su incarico della Svizzera (vedi correlati). Ogni giorno emergono nuovi dettagli, in un caos in cui anche la politica federale fatica a districarsi. Non mancano pure i dubbi sulla condotta delle autorità elvetiche: dai servizi segreti, al Ministero pubblico fino al Consiglio federale. Ed è proprio dal Ministero pubblico elvetico che sarebbe partita la chiavetta incriminata, passando dallo studio di un avvocato zurighese e finendo poi nelle mani degli inquirenti tedeschi.
Dati e nomi che avrebbero dovuto essere oscurati
“I servizi segreti si sentono traditi” ha rincarato Regli ai microfoni del Radiogiornale, sottolineando pure la preoccupazione in merito ai dubbi sollevati su di essi negli ultimi giorni, quando invece la responsabilità sta “nel dilettantismo della procura”.
Secondo Regli invece il Consiglio federale non ha sbagliato esponendosi e confermando l’operazione segreta condotta: “Significa solo che i servizi hanno lavorato bene, ma non sarebbe stato certamente necessario senza la leggerezza del Ministero pubblico.”
Regli boccia infine l’idea di una commissione parlamentare d’inchiesta: “È inutile ed esagerata, è una richiesta solo politica proveniente dagli ambienti che da sempre mal sopportano i servizi di intelligence. C’è già chi vigila e indaga, io da cittadino sono tranquillo”.
RG/dielle
Dal TG20:
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Ascolta l'intervista integrale: RG 12.30 del 12.05.2017 - L'intervista a Peter Regli, ex capo dei servizi segreti svizzeri