Di fronte alle immagini di Bucha, in Ucraina, dove dopo la partenza delle truppe russe sono stati rinvenuti numerosi corpi di civili uccisi, diversi partiti svizzeri chiedono che il Consiglio federale reagisca in maniera più forte nei confronti di Mosca. Da più parti è inoltre stata criticata la presa di posizione del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), ritenuta troppo timida e senza una vera e propria condanna. La Svizzera non è dunque stata abbastanza dura di fronte a quanto accaduto? Il nostro corrispondente da Berna Mattia Serena lo ha chiesto al presidente della Confederazione e capo del DFAE Ignazio Cassis:
“Sono immagini devastanti, che entrano direttamente sotto la pelle, nel cuore e che ci scioccano, evidentemente. Ciononostante, la diplomazia deve mantenere la mente fredda e accertare i fatti, prima di usare parole grosse che potrebbero anche avere pesanti ripercussioni. Certo, non mi sarei mai aspettato di vedere simili scene, simili immagini nell'Europa del XXI secolo e per questo già ieri abbiamo immediatamente voluto istituire una commissione di inchiesta internazionale che faccia chiarezza sulle circostanze e soprattutto su chi ha causato questi orrori”.
Signor Presidente della Confederazione, la reazione politica anche in Svizzera è stata molto forte. Diversi partiti, tra i quali il suo, il PLR, chiedono sanzioni ancora più forti da parte della Svizzera contro la Russia. La Svizzera è pronta ad andare in questa direzione?
“La Svizzera ha fatto propri tutti i pacchetti delle sanzioni dell'Unione europea, finora in modo completo, convinta che le sanzioni hanno un senso se sono l'espressione di una comunità molto vasta, altrimenti il loro impatto non esiste o è molto debole. La Svizzera è pronta ad assumere nuove sanzioni nella misura in cui tutta la comunità europea si muoverà in questo senso”.
Lunedì a Lussemburgo si è tenuta una riunione dell'Eurogruppo e martedì ci sarà quella dell'Ecofin. i responsabili dell’economia dell’Unione europea devono definire l’ennesima stretta alla Russia. L'obiettivo è soffocarne l’attività economica e finanziaria, ma non tutti sono d'accordo sull'adozione di misure concernenti le fonti energetiche e, in particolare, lo stop ai rifornimenti di gas. La Germania si oppone.