Svizzera

Rifugiati, centri federali al limite

Nuova possibile ondata di profughi ucraini, la consigliera federale Karin Keller-Sutter: "Non nascondo qualche preoccupazione"; pressione anche dalla rotta balcanica - L'intervista

  • 24 ottobre 2022, 07:50
  • 24 giugno 2023, 00:47
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SEIDISERA 18.00 del 23.10.2022 L'intervista a Karin Keller Sutter

RSI Info 24.10.2022, 00:10

  • Archivio Keystone
Di: SEIDISERA/Mattia Serena/eLP 

La guerra in Ucraina costringe parte della popolazione ucraina a fuggire e in Svizzera si teme una nuova ondata di profughi. Nella Confederazione in questo momento ci sono circa 60'000 persone con lo statuto S. La Segreteria di Stato della migrazione (SEM) prevede, inoltre, che entro fine anno potrebbero esserci 20-25'000 profughi in più. A preoccupare la consigliera federale Karin Keller-Sutter, intervistata dalla RSI, anche il fatto che i centri di accoglienza federali siano quasi del tutto pieni.

All'inizio del conflitto la Confederazione aveva stimato che dall'Ucraina avrebbero potuto giungere fino a 120'000 persone. La ministra della giustizia conferma il dato, ma contestualizza: "nelle ultime settimane la guerra ha ripreso di intensità ma il flusso di migranti è stabile", sottolineando che, per il momento, non si attende un numero così alto di arrivi.

"La comunità internazionale" inoltre, prosegue Keller-Sutter, "sta facendo anche importanti sforzi per attrezzare per l'inverno le strutture d'accoglienza in Ucraina; è nell'interesse di tutti che le persone non debbano fuggire."

A complicare le cose c'è però il fatto che la Russia sta colpendo molte strutture per l'approvvigionamento energetico; gli arrivi potrebbero dunque anche aumentare. Il piano d'emergenza, già attivato da marzo, prevede che la Confederazione metta a disposizione 9'000 posti letto. In questo momento sono 9'500 e anche i Cantoni devono fare la loro parte.

"Non nascondo qualche preoccupazione di fronte ai centri federali quasi al limite delle capacità" confessa la consigliera federale, riferendosi anche "alla forte ripresa dei passaggi attraverso la cosiddetta rotta balcanica".

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