L'anno scorso il 76% dell’energia elettrica consumata in Svizzera è stata prodotta da fonti rinnovabili, un dato stabile nel confronto con il 2019 (75%). Più nel dettaglio, il 66% proveniva da grandi centrali idroelettriche e il 10,3% da fotovoltaico, eolico, piccole centrali idroelettriche e biomassa.
Per quanto riguarda le grandi centrali idroelettriche, si apprende da una nota dell’Ufficio federale dell’energia (UFE), la percentuale è identica a quella dell'anno prima. Oltre i tre quarti era di origine svizzera. Continua ad aumentare - dall'8,4% al 10,3% - invece la quota relativa ai nuovi vettori rinnovabili come ad esempio l'eolico. L'87% di tale produzione è indigena, mentre i due terzi sono stati incentivati mediante il sistema di rimunerazione per l'immissione di elettricità.
Per quel che concerne le centrali nucleari, nel 2020 esse hanno contribuito fornendo il 19,9%, sulla falsariga del 2019. Come in passato, l’energia atomica è stata prodotta prevalentemente nella Confederazione. Minima la parte di elettricità proveniente da vettori fossili, in calo dal 2% all'1,8%. Il restante 2,1% (era il 4,3% dodici mesi prima) è invece pervenuto da vettori energetici non omologabili.
Finita l’era della benzina con piombo
Con l'ultima stazione di servizio in Algeria che ha smesso di erogare benzina al piombo è definitivamente finito in tutto il mondo l'utilizzo di questo carburante altamente dannoso per la salute. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente l'uso del piombo-tetraetile come additivo alla benzina per migliorare le prestazioni del motore, introdotto nel 1922, è stato "un disastro per ambiente e salute".
ATS/Swing