Il gruppo del centro alle Camere federali, formato da Partito Popolare Democratico, Partito Evangelico Svizzero e Partito Borghese Democratico approva il compromesso delle parti sociali per la riforma del secondo pilastro, attualmente posto in consultazione, ma ha obiezioni per quanto riguarda il finanziamento. Obiezioni che azzoppano di fatto il progetto, che ormai, dopo il "no" già arrivato da PLR e UDC, "non ha nessuna chance in Parlamento" secondo il presidente del PPD Gerhard Pfister.
La proposta
Il compromesso annunciato il 2 luglio, e che non entrerebbe in vigore prima del 2024, prevede di ridurre il tasso di conversione dal 6,8% al 6%. Per una giusta compensazione, i nuovi pensionati - nei primi cinque anni dall'attuazione - riceveranno un supplemento di 200 franchi al mese, che verrà ridotto a 150 franchi per i cinque anni successivi e a 100 franchi per i cinque ulteriori anni. Dopo 15 anni di transizione, il Consiglio federale stabilirà annualmente l'importo da concedere. A coprire le spese sarebbero i contributi versati dai dipendenti e dai datori di lavoro, con un'aliquota dello 0,5% del reddito AVS dei dipendenti fino a 853'200 franchi.
"Non possiamo accettare in particolare il fatto che vengano mischiati secondo e primo pilastro", ha detto sabato il consigliere nazionale Benjamin Roduit a margine di una conferenza stampa. L'alternativa proposta è un fondo che deve consentire la garanzia delle pensioni alle generazioni che attraverseranno questo cambiamento. "Ciò richiede un contributo da parte di Confederazione, cantoni, casse di compensazione e perché no anche della Banca Nazionale Svizzera (BNS), attraverso un contributo una tantum prelevato dai suoi utili", ha aggiunto Roduit.