Il Consiglio federale, preso atto dell'andamento dei mercati e sentito il parere di esperti e parti sociali, ha deciso di non modificare il tasso d'interesse minimo della previdenza professionale obbligatoria, che, quindi, resterà all'1% anche l'anno prossimo.
L'Unione sindacale continua tuttavia a ritenere troppo bassa la remunerazione degli averi del secondo pilastro, in considerazione dei rendimenti medi da primato (quasi il 9%) raggiunti nel 2019 dalle casse pensione.
L'organizzazione apprezza comunque la scelta del Governo di non dar seguito alla richiesta di assicuratori e datori di lavoro, i quali pretendevano un ulteriore ridimensionamento del saggio.