Datori di lavoro (Unione degli imprenditori) e sindacati (Unione sindacale) si sono accordati su un progetto di riforma della previdenza professionale (LPP) che prevede la riduzione dal 6,8 al 6% dell'aliquota di conversione minima e, in compenso, il miglioramento del piano pensionistico dei lavoratori a basso reddito, in particolare delle donne, e di quelli attivi a tempo parziale.
Era stato il Consiglio federale, dopo la bocciatura, nel 2017, della proposta sottoposta al voto popolare, a chiedere alle parti sociali di negoziare un compromesso. Nel frattempo, lo stesso Esecutivo ha rimesso le mani in pasta e prossimamente presenterà al Parlamento il frutto del suo lavoro.
Da tempo le casse pensione chiedono un intervento poiché le rendite non possono più essere coperte con l'attuale avere di vecchiaia e ogni anno dalla parte non obbligatoria devono essere dedotti diversi miliardi di franchi.
La posizione dell'USAM
L'Unione svizzera arti e mestieri (USAM), che rappresenta gli interessi delle piccole e medie imprese, ritiene la proposta troppo costosa ed è contraria all'introduzione di una componente ri-distributiva nel secondo pilastro, visto che il capitale è composto dai risparmi di ogni singolo assicurato. Ha quindi elaborato un altro modello di riforma, sottoposto anch'esso al Consiglio federale.
ATS/dg/eb
RG 18.30 del 2.7.2019 Il servizio di Mattia Serena
RSI Info 02.07.2019, 20:32
Contenuto audio