Il tasso d'interesse minimo della previdenza professionale va abbassato dall'attuale 1% (era ancora del 4% nel 2002) allo 0,75%, stando a quanto raccomanda la competente commissione al Consiglio federale, cui spetta l'ultima parola.
Quello proposto è comunque un saggio indicativo, il che significa che l'organo supremo paritetico degli istituti può fissare un rendimento superiore se la situazione lo consente.
Le reazioni non si sono fatte attendere. L'Unione degli imprenditori deplora il fatto che il calo non sia maggiore; secondo il padronato, infatti, la decisione politica di mantenere elevata la quota spinge le casse pensione a procedere con investimenti ad alto rischio. Per i sindacati, che chiedono invece lo status quo, la scelta è ugualmente incomprensibile, ma perché le condizioni delle singole casse non sono nel frattempo peggiorate.
Questo tasso determina il rendimento minimo che deve essere corrisposto sul capitale vecchiaia risparmiato nell'ambito della previdenza professionale obbligatoria.
ATS/dg