“Uno sciopero dei treni anche in Svizzera? Non lo escludo. Non escludo niente”. A parlare così è Giorgio Tuti, presidente del sindacato del personale dei trasporti SEV. Intervenuto questa mattina a Modem Tuti, che è anche presidente della Federazione europea dei lavoratori dei trasporti ETF (il sindacato europeo dei ferrovieri insomma) ha difeso il ricorso allo strumento dello sciopero da parte dei “cheminots” francesi.
La protesta dei ferrovieri francesi a Marsiglia
Oggi il treno è un mezzo di trasporto sempre più popolare, i disagi in casi di agitazione toccano molte persone e non tutte capiscono. Uno sciopero in questo settore non è uno strumento obsoleto, retaggio del vecchio sindacalismo? “No” ha risposto Tuti “non è una cosa che si decide alla leggera o perché piace, è un mezzo di lotta per farsi sentire ed è legittimo”. In Francia, ha aggiunto, “si sarebbe potuto agire in modo diverso, intavolando delle vere discussioni invece del monologo sociale a cui stiamo assistendo”.
Modem del 05.04.2018: scioperi, le considerazioni di Giorgio Tuti, presidente del sindacato SEV
rsi 05.04.2018, 11:53
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In Svizzera le FFS sono già una SA di diritto speciale e i ferrovieri non sono funzionari ma sono soggetti a un contratto collettivo. Ma i riferimenti alla situazione elvetica non sono mancati nel corso della puntata di Modem. Ed è qui che Tuti, ricordando le discussioni in corso sul piano di risanamento delle FFS, non ha escluso le maniere forti nel caso di un vuoto contrattuale: “Siamo in trattativa con le FFS ma sono trattative che si annunciano non facili”. Così Tuti che poi ha concluso: “Se dovesse esserci un vuoto contrattuale, io non escludo nulla. Neanche lo sciopero”. Probabilmente solo una minaccia, il gioco delle parti. Perché Officine a parte, uno sciopero alla francese che andrebbe a intaccare pesantemente il traffico passeggeri difficilmente in Svizzera troverebbe comprensione.
Giuseppe Bucci