Dodici svizzeri hanno già potuto lasciare il Sudan, in preda ai combattimenti fra l'esercito regolare e le milizie delle RSF. Dieci sono stati sfollati grazie all'aiuto della Francia, si trovano a Gibuti e potrebbero rientrare in patria martedì sera, due con il contributo del Comitato internazionale della Croce Rossa. Queste ultime sono ora in Etiopia. Malgrado una collaborazione positiva con Roma, nessun cittadino elvetico ha invece preso il volo di evacuazione organizzato dalle autorità italiane, come preannunciato invece dal ministro degli affari esteri italiano Antonio Tajani.
È quanto Serge Bavaud, capo del centro di gestione delle crisi del Dipartimento federale degli affari esteri, ha comunicato in una conferenza stampa convocata lunedì. Si tratta in particolare del personale diplomatico e delle loro famiglie: per la sua collocazione geografica, l'ambasciata svizzera era e rimane al centro dei combattimenti. È stata danneggiata, così come la residenza dell'ambasciatore. Domenica è stata chiusa per motivi di sicurezza. Il personale locale è rimasto sul posto.
Nello Stato africano ci sono un centinaio di cittadini elvetici e di questi una trentina ha manifestato l'intenzione di partire. A conoscenza del DFAE, nessuno è rimasto ferito o ucciso negli scontri. Alcuni potrebbero lasciare il Paese lunedì sera con un aereo tedesco.
La Svizzera non organizza voli propri, non disponendo neanche dei mezzi per farlo, ma si appoggia ad altri Paesi amici.
RG 12.30 del 24.04.2023 La corrispondenza di Anna Riva
RSI Info 24.04.2023, 16:14
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Secondo quanto reso noto in mattinata dal capo della diplomazia dell'UE, Josep Borrell, sono in totale oltre un migliaio gli stranieri messi in salvo nelle operazioni compiute essenzialmente domenica. Borrell ha ringraziato i Paesi, come la Francia e la Germania, che hanno assicurato l'evacuazione anche di cittadini di altre nazioni.