La notizia è di qualche settimana fa, ma continua a fare discutere. Riguarda l’esercito svizzero che, in un periodo di risparmi generalizzati, avrà più mezzi; dal 2025 al 2028 le forze armate avranno a disposizione 29,8 miliardi di franchi. Lo ha deciso il Parlamento, aggiungendo 4 miliardi di franchi a quello che aveva previsto il Consiglio federale e, visto che è stagione di risparmi, questi 4 miliardi dovranno essere trovati spendendo meno altrove. Anche la Confederazione svizzera, come altri Paesi in Europa e nel mondo in questa fase storica, aumenta il proprio bilancio per la difesa, ha senso sì o no? E ancora: da dove vengono i pericoli per il nostro Paese? Soprattutto dove si risparmierà per trovare i fondi per il potenziamento dell’esercito? Domande che, durante 60 minuti, Reto Ceschi, ha posto a due parlamentari federali: Greta Gysin (consigliera nazionale Verdi TI) e Simone Gianini (consigliere nazionale PLR TI).
Simone Gianini, la Confederazione deve risparmiare tanto, un po’ ovunque ma per l’esercito questa regola non vale. Come lo spiega alle cittadine e ai cittadini del nostro Paese, visto che lei è favorevole a questo aumento?
“Lo spiego in base a questo periodo storico, direi particolare (se guardiamo agli ultimi 30 anni) ma non così particolare se volgiamo lo sguardo ancor più indietro, nel senso che la situazione geopolitica internazionale è mutata radicalmente in Europa dallo scoppio della guerra in Ucraina. Anche per quanto sta succedendo in Medio Oriente, il mondo è più insicuro. E quindi è giusto che vengano ri-priorizzate certe spese... per poter garantire quella condizione di base essenziale per tutte le altre funzioni vitali di uno Stato e di una popolazione e cioè la sicurezza”.
Greta Gysin, indubbiamente c’è un vento pro-spese militari che attraversa l’Europa, diciamo pure anche il mondo da un paio d’anni, ma anche prima del conflitto in Ucraina. Voi cercate di contrastarlo questo vento? Sembra una battaglia difficile, se non persa in partenza… Come la vede?
“È comunque una battaglia che è importante fare, soprattutto in un periodo di ristrettezze finanziarie, che ora vengono peggiorate da questo aumento del budget dell’esercito voluto sia dal Governo sia dal Parlamento. In tempo di ristrettezze finanziarie è più che mai necessario chiedersi se la spesa è veramente giustificata. Se si vuole aumentare il budget per la sicurezza lo si dovrebbe fare sulla base di un’analisi oggettiva. E si dovrebbe cercare a mente lucida di andare a intervenire là dove effettivamente c’è un bisogno, e là dove effettivamente c’è anche un beneficio. Quello che ha fatto il Parlamento non è necessariamente prendere quest’analisi oggettiva della situazione (il rapporto sulla sicurezza della Confederazione). In quel rapporto si dice chiaramente che, per quanto sia mutata la situazione geopolitica internazionale, il pericolo per la Svizzera di un conflitto armato ai propri confini rimane molto basso. È poco probabile uno scenario del tipo in cui la Russia arrivi fino ai nostri confini con i propri carri armati. Purtroppo il Parlamento ha deciso di investire soprattutto nella guerra tradizionale. Non è questo un modo oculato per utilizzare le nostre risorse finanziarie”.
Diverso il parere di Simone Gianini, secondo il quale “le analisi ci sono state” e il Consiglio federale ha presentato un messaggio sull’esercito con 5 decreti che analizzano anche le minacce. “E la minaccia non è quella dei russi che arrivano ai confini della patria con i carri armati”. Nel primo decreto, ricorda Gianini, sono stati individuati nell’ambito della guerra moderna, quindi cyber, investimenti per riportare un minimo di capacità di difesa.
Secondo Greta Gysin è vero che negli ultimi anni non è aumentato il budget a disposizione dell’esercito ma si è investito in altri ambiti: in quello della sicurezza civile, contro gli attacchi terroristici, nei servizi segreti, nella polizia. “Non ho nulla in contrario a investire di più nella cyber sicurezza, per i droni”. Secondo il rapporto presentato da Viola Amherd “siamo già in una situazione di guerra ibrida, in cui questi attacchi informatici sono all’ordine del giorno. Per la cyber sicurezza l’Ufficio competente ha a disposizione un budget di 14 milioni di franchi annui (per l’esercito abbiamo 5,7 miliardi). Questo ci dice quali siano le priorità del Governo e del Parlamento. Io non credo che siano riposte negli uffici giusti e nella strategia giusta”.
Simone Gianini, c’è chi dice che le sfide saranno nuove ma l’esercito funziona sempre come una volta, vuole i soldi per far funzionare la sua macchina. Questa è un’immagine consolidata in una parte della popolazione, non evidentemente in chi è contrario per principio all’esercito (una parte minoritaria della popolazione). L’esercito deve rompere questa immagine? Con più soldi e basta forse non la rompe...
“Respingo con forza questa immagine, che poi spesso viene alimentata da chi l’esercito proprio non lo vorrebbe… La popolazione, quando si è trattato di votare per un’eventuale abolizione del nostro esercito ha deciso di mantenerlo, anche perché è l’ultima riserva strategica di sicurezza…”. Secondo Gianini “non possiamo pensare di difenderci senza investire nell’esercito”.
Greta Gysin ritiene che ciò che ha mostrato l’esercito negli ultimi anni in materia di gestione finanziaria obblighi a una certa prudenza. Riguardo poi il punto di trovare i 4 miliardi spendendo meno altrove, pensa che ci sarebbero anche altre possibilità, come quella di aumentare il debito, di trovare nuove entrate (e a tal proposito cita “la soluzione messa sul tavolo del Consiglio degli Stati, che ha proposto di aumentare temporaneamente l’IVA per finanziare l’esercito”). “Bisogna avere il coraggio di dire che questo aumento del budget dell’esercito ha delle conseguenze: l’aumento dell’IVA e quindi conseguenze dirette su tutta la popolazione, con un aumento dei prezzi in un momento di inflazione che mette sotto pressione tante famiglie. Se invece si sceglie la strada del risparmio bisogna avere il coraggio di dire che questo aumento dei conti andrà a scapito della ricerca, dell’innovazione, dei Cantoni… dell’aiuto allo sviluppo (strumento di pace, permette di ridurre i conflitti che hanno conseguenze anche sulla Svizzera, pensiamo alla migrazione). Io non penso che sia una politica lungimirante”.
Simone Gianini replica che le priorità ora vanno riallocate in funzione della nuova situazione globale e quindi “probabilmente nei circa 12 miliardi in 4 anni che vengono adesso chiesti al Parlamento in spesa per l’aiuto allo sviluppo vi è un margine di risparmio che la Commissione finanze del Consiglio nazionale ha già indicato in circa 1 miliardo su 12, e quindi ecco già trovato 1 miliardo su 4 per il finanziamento ulteriore dell’esercito. È la nostra cittadinanza che chiede si faccia più attenzione alle nostre esigenze interne…”. Gianini conviene poi che non sia il caso di chiedere risparmi ai Cantoni e che l’aumento dell’IVA sia anti-sociale ma è contrario a fare più debito.
Greta Gysin ricorda che i Verdi hanno chiesto di sottoporre al voto popolare questo aumento del credito del budget per l’esercito che porterà sacrifici non solo negli ambiti citati ma anche, per esempio, tagli nel personale dell’Amministrazione, nel sociale, nel clima (si parla di 1 miliardo all’anno) nonostante non ci sia un bisogno comprovato negli ambiti in cui si va ad aumentare il budget. Gianini contesta questa affermazione, sostenendo che il deficit strutturale della Confederazione già previsto è indipendente dall’esercito. Gysin replica che 4 miliardi in più per l’esercito porteranno a importanti risparmi e sacrifici in tantissimi altri ambiti.