La Svizzera si è allineata con altri Paesi per applicare le sanzioni contro la Russia, un paese che fa del commercio di materie prime la sua fonte primaria di introiti e molte di queste materie prime vengono trattate proprio in Svizzera. Ora però le aziende che si occupano di questo settore sono preoccupate, e si sta valutando se non sia il caso o meno di spostare le sedi, magari a Dubai.
A sollevare il tema è stata l'autorevole agenzia di informazioni finanziarie statunitense Bloomberg, la quale riferisce di società basate a Ginevra e Zugo che stanno valutando Dubai come sede principale delle loro attività con la Russia. Tra questi, secondo Bloomberg, ci sarebbe Litasco, il braccio commerciale del gigante russo Lukoil. E da Zugo se ne starebbero andando Suek, che tratta carbone in modo esclusivo per il maggior produttore russo, e anche Eurochem, tra i maggiori commercianti di fertilizzanti.
È in atto una fuga dalla Svizzera? "A dirla tutta, è da anni che ci sono rumor di società che avrebbero deciso di andare a Dubai, e poi sono sempre rimaste qua", spiega Marco Passalia, segretario generale di Lugano Commodities Trading Associations. "In ogni caso, se se ne parla oggi, è perché qualcuno penserebbe che andando a Dubai potrebbe fare a meno di sanzioni varie contro la Russia".
Se non proprio una fuga, un forte interesse e anche qualche passo concreto lo si sarebbe già fatto. La questione però è quella di capire se, una volta rientrate le sanzioni esiste il pericolo che queste aziende poi restino a Dubai. "Prima di tutto, a me questa notizia suona tanto come pubblicità per la 'location' Dubai", prosegue Passalia. "Ma se una azienda è funzionante, ha bisogno di personale qualificato che nel nostro settore non si trova a Dubai, inoltre ha bisogno di banche, assicurazioni... che sono attività storicamente svolte per lo più in Svizzera, in Inghilterra... Oltre ad altre competenze specifiche come trasporti, logistica e certificazioni molto specifiche".
Ed è proprio le difficoltà a trovare chi finanzia le operazioni che ha portato, per esempio, la ginevrina Solaris Commodities, che tratta grano russo, ad aprire a Dubai, nonostante su questo prodotto non ci siano restrizioni di sorta. Le banche svizzere infatti sono molto restie, se non addirittura chiuse, a essere coinvolte in operazioni in qualche modo legate alla Russia.
Sono passati quattro mesi dall'inizio della guerra. Oggi, anche per quel che riguarda la piazza di Lugano, come si stanno muovendo i commercianti di materie prime? "Non ci sono elementi che hanno creato un miglioramento", conclude Passalia. "Di certo c'è che a breve termine non si arriverà ad un risultato più equilibrato, a una situazione 'normale'. Quindi le aziende si stanno muovendo nell'ottica che i mercati di Ucraina e Russia sono fuori dalle attività di business, e si sta lavorando per approvvigionarsi e approvvigionare nuovi mercati".