L'importazione e il transito di trofei di caccia di animali che fanno parte delle specie più a rischio di estinzione e la produzione di tali trofei non devono essere vietati in Svizzera. Diversamente dal Nazionale, il Consiglio degli Stati ha respinto lunedì con 22 voti a 17 una mozione dell'ex consigliera nazionale Isabelle Chevalley. È stata giudicata unilaterale e pericolosa, poiché potrebbe incitare il bracconaggio invece della regolazione controllata di animali considerati a rischio.
Con la sua mozione, la deputata vodese intendeva proteggere quegli animali oggetto di sfruttamento commerciale, come elefanti o leoni, inclusi negli allegati I-III della CITES, una Convenzione che regola il commercio internazionale di animali o flora minacciate cui la Svizzera ha aderito.
Molte di queste bestie vengono cacciate in Paesi estremamente poveri, tentati dalle ricadute economiche di questo tipo di passatempo molto costoso - fino a 50-60'000 franchi per ogni elefante ucciso, per esempio - per non parlare dei problemi di corruzione, ha affermato in aula Maya Graf, favorevole al divieto.
Secondo Benedikt Würth, contrario, le misure prese sul piano internazionale nel quadro della CITES sono molto più efficaci ai fini della conservazione delle specie minacciate che non un divieto unilaterale. La convenzione permette il commercio delle specie indicate nell'allegato II, come il leone africano, a condizione che non siano messe in pericolo in quanto tali.
Già oggi inoltre le esportazioni e le importazioni di trofei di caccia sono ammesse soltanto in via eccezionale per le specie elencate nell'allegato I, quali il rinoceronte o l'addax, famoso per le sue corna. Insomma, stando al consigliere federale Alain Berset, la Svizzera va ancora più lontano di altri Paesi nella sorveglianza di questo tipo di commercio.
RG 09.00 del 30.05.2022 Il servizio di Monica Fornasier
RSI Info 30.05.2022, 20:01
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