Un 25enne ispano-svizzero è fra i 24 imputati da giovedì a processo a Salé per l'assassinio di due giovani turiste scandinave nella notte fra il 16 e il 17 dicembre scorso in un sito isolato dell'Atlante. È accusato di aver allenato al tiro i principali sospettati, di aver insegnato loro a usare un servizio di messaggeria criptata e di aver partecipato all'inquadramento di nuove reclute. Si dice innocente e il suo legale marocchino, Saad Sahli, ha manifestato l'intenzione di chiedere un rinvio dell'udienza per meglio preparare la difesa.
Sul posto c'è anche un'avvocatessa svizzera inviata dalla famiglia, Saskia Ditisheim, secondo la quale l'uomo si trovava in Svizzera al momento del delitto e l'inchiesta su di lui condotta dal Ministero pubblico della Confederazione non ha portato alla luce alcun elemento a suo carico. Le famiglie delle vittime, una danese di 24 anni e una norvegese di 28, non sono invece rappresentate e hanno rinunciato a costituirsi parte civile.
Fra gli imputati figurano i tre presunti autori materiali dell'assassinio, il cui filmato era stato messo in rete. Rischiano la pena di morte. Nonostante il video in cui giuravano fedeltà ad Abu Bakr al Baghdadi, non risulta avessero contatti in Siria con i vertici dell'autoproclamato Stato islamico, che dal canto suo non aveva compiuto alcuna rivendicazione.
L'inchiesta ha già portato alla condanna a 10 anni di carcere, in un processo separato, di un secondo cittadino elvetico, accusato di appartenenza a un'organizzazione terroristica per i suoi contattati con elementi radicalizzati.