L'assemblea generale di UBS ha confermato mercoledì, a Basilea, Colm Kelleher alla presidenza del consiglio di amministrazione (Cda) della società, ma con il risultato peggiore fra chi si candidava a entrare nell'organo di sorveglianza. Il dirigente di nazionalità irlandese con studi a Oxford e trascorsi presso Morgan Stanley ha raccolto l'89,9% dei voti.
Per gli altri membri del Cda il gradimento è stato invece maggiore, pari ad almeno il 94%. Il massimo favore è stato raccolto dal vicepresidente Lukas Gähwiler (97,2%), un manager svizzero che in passato ha anche lavorato a lungo per Credit Suisse (CS).
Senza sorpresa è stato l'esito degli altri voti degli azionisti. In particolare, è giunto il via libera con il 93,8% al discarico (cioè all'atto formale che mette i vertici al riparo da azioni di responsabilità) per l'esercizio scorso; come successo in passato è stata però fatta espressamente astrazione del contenzioso fiscale in Francia.
L'assemblea ha anche approvato (al 95,0%) un nuovo programma di riacquisto di azioni, per il periodo 2023-2025, che non sarà comunque per il momento attivato: come aveva già fatto sapere la responsabile delle finanze Sarah Youngwood l'istituto vuole avere maggiore chiarezza della situazione dopo l'acquisizione di Credit Suisse. Questo malgrado la banca sostenga che sarà ben capitalizzata anche dopo la fusione.
Acquisizione Credit Suisse, “rischio, ma anche opportunità”
La nuova UBS non sarà troppo grande per la Svizzera: lo ha affermato per parte sua il vicepresidente del consiglio di amministrazione (Cda) Lukas Gähwiler, che ha preso posizione su diversi aspetti elvetici. Poco o nulla si è però saputo sull'impatto della fusione riguardo all'impiego.
È semplicemente troppo presto per fare ipotesi sui posti di lavoro, ha detto il dirigente. "Innanzitutto, entrambe le banche devono essere portate avanti e integrate nei prossimi anni. Si tratta di un compito erculeo che richiede un numero maggiore e non minore di persone nel breve termine. Sul medio periodo dovremo valutare diverse opzioni. E a lungo termine è chiaro che si creeranno delle sinergie".
L’acquisizione è un’operazione che comporta rischi, ma anche “grandi opportunità”, aveva dichiarato nel corso della mattinata Kelleher, sottolineando che “questa transazione è la prima fusione di due banche di importanza sistemica globale: la sua esecuzione è tutt'altro che semplice e comporta enormi rischi; nel contempo, si tratta però di un nuovo inizio per una banca combinata e per l’intera piazza finanziaria svizzera”.
Credit Suisse, ultima assemblea degli azionisti
Telegiornale 04.04.2023, 20:00
Ethos preoccupata da effetti fusione con Credit Suisse
Anche il direttore della Fondazione Ethos Vincent Kaufmann è intervenuto all'assemblea di UBS, e lo ha fatto per esprimere preoccupazione riguardo al rischio di concentrazione nel mercato svizzero, a seguito dell'acquisizione di Credit Suisse.
Il numero uno dell'entità che consiglia le casse pensioni ha anche parlato dell'impiego, citando la cifra, ventilata dalla stampa, di un possibile taglio di 30'000 posti di lavoro. Come noto UBS ha in organico circa 73'000 dipendenti a livello mondiale, Credit Suisse 50'000; in Svizzera i due istituti hanno circa 16'000 impiegati.
Kaufmann ha pure sostenuto che le remunerazioni presso UBS rimangono troppo elevate, cosa che implica l'assunzione di rischi eccessivi. Il presidente del consiglio di amministrazione di UBS Colm Kelleher gli ha replicato che il gruppo ha una solida struttura retributiva che riflette i risultati e ha aggiunto che è troppo presto per parlare di posti di lavoro.