Esattamente un anno fa, era il 22 gennaio del 2020, per Alain Berset iniziava la crisi del Coronavirus. Il ministro della sanità era infatti al WEF di Davos e discuteva per la prima volta di questo nuovo virus presente in Cina con i vertici dell'OMS. Lo abbiamo intervistato. E gli abbiamo innanzitutto chiesto una prima valutazione sulla situazione attuale dopo quasi una settimana di nuovo in semi-confinamento.
Alain Berset
"La situazione non è paragonabile con quella di inizio 2020. In quel momento non avevamo idea di cosa fosse questo virus. C'era anche un po' di paura nella popolazione. Oggi sappiamo come proteggerci. Le mutazioni più contagiose del virus hanno spinto il Consiglio federale ad adottare nuove misure. Mi sembra siano in gran parte rispettate e il fatto che fino ad ora i casi diminuiscano è un buon segno. Vuol dire anche che durante le festività la popolazione è stata prudente. Va quindi ringraziata per il rispetto delle regole che servono a proteggerci gli uni dagli altri ma anche ad avere un migliore situazione generale e a far avanzare la campagna di vaccinazione".
A proposito di vaccinazione, alcuni membri del Governo si sono già fatti vaccinare e anche lei...è un modo per dare l'esempio...
"Sì, alla fine dell'anno scorso ci sono state molte discussioni sul vaccino e siamo sempre stati chiari: non siamo scesi in alcun modo a compromessi sulla qualità, la sicurezza e l'efficacia. Con la vaccinazione del Consiglio federale vogliamo mostrare che il prodotto è sicuro e fare un appello alla popolazione: "fatevi vaccinare", è una delle migliori protezioni contro questa malattia che può essere molto grave".
Signor consigliere federale, un anno fa lei era al WEF a Davos, aveva i primi colloqui con l'OMS, rilasciava le prime interviste su un virus poco conosciuto presente in Cina. Si sarebbe mai immaginato oggi di essere ancora alle prese con questa crisi...
"No, non me lo sarei mai immaginato, ma allo stesso tempo va detto che in questa crisi tutti hanno dovuto fare la loro parte: il Consiglio federale certo, i cantoni, ma non solo! Anche l'insieme della popolazione: le imprese, le famiglie, i singoli individui, le scuole. È sempre stato necessario adattarsi a una situazione che non controlliamo completamente. Un anno dopo siamo tutti stanchi, vorremmo che finisse. Anche grazie al vaccino credo siamo più preparati rispetto a un anno fa per uscirne nei prossimi mesi".
Uscire dalla crisi vuol dire tornare alla stessa vita di prima oppure dobbiamo iniziare a pensare che ci sarà un "nuova" normalità...
"Ogni volta che una società ha attraversato una pandemia, c'è stato un prima, un durante, e un dopo. Il ritorno alla normalità sarà sicuramente un po' diverso. Forse quando qualcuno avrà l'influenza metterà ancora la mascherina sui mezzi pubblici, perché no. Ma ovviamente speriamo di poter tornare alla vita sociale che amiamo, alla vicinanza tra le persone. Abbiamo dovuto fare in questo ambito molte rinunce nell'ultimo anno, ma ovviamente vogliamo tutti ritrovare quella vita e credo che sarà possibile".