Svizzera

Un freno all'appetito cinese

Il Consiglio degli Stati vuole controlli più severi sulle acquisizioni di imprese svizzere da parte di stranieri

  • 6 giugno 2018, 18:54
  • 23 novembre, 01:15
01:14

RG 18.30 del 06.06.18 - La corrispondenza di Elisa Raggi

RSI Info 06.06.2018, 20:49

  • Keystone

Il numero e l’importanza delle aziende elvetiche che di recente sono finite in mani cinesi (tra le tante tante: Syngenta, Swissport, Gate Gourmet) preoccupano il Consiglio degli Stati che chiede al Consiglio federale di esaminare la possibilità di imporre un controllo più severo delle acquisizioni e degli investimenti stranieri nelle imprese elvetiche.

La Confederazione, al contrario di quanto avviene in altri paesi (come Stati Uniti, Germania, Francia ecc.) e di quanto avviene sul mercato immobiliare non prevede controlli statali, o addirittura divieti, per le acquisizioni aziendali da parte di stranieri. A preoccupare la Camera, come spiegato dal popolare-democratico solettese Pirmin Bischof il cui postulato è stato accolto tacitamente, è soprattutto il fatto che le acquisizioni cinesi rientrano in una precisa strategia governativa denominata “Made in China 2025”. Un disegno promosso da Pechino che, per esempio, ha suscitato la reazione dell’UE. Lo scorso marzo la Commissione ha annunciato una verifica più severa delle acquisizioni di società orchestrate dalla Cina al fine di garantire una concorrenza equa.

Il Governo, ha assicurato il consigliere federale Johann Schneider-Ammann, capo del Dipartimento dell’economia, vuole affrontare la questione ed elaborerà quindi un rapporto sul tema.

SwissIndustries preoccupata dall'evoluzione del dibattito

Il crescente scetticismo politico quindi nei confronti degli investimenti stranieri non lascia indifferente il maggior settore d'esportazione svizzero, come conferma alla RSI Marcel Sennhauser, responsabile per la comunicazione di SwissIndustries.

"Capiamo che qualcuno possa avere qualche dubbio, ma chi crede al libero mercato e ha buoni prodotti deve opporsi a restrizioni statali e difendere mercati liberi e aperti", rileva il rappresentante dell'associazione mantello dell'industria farmaceutica e biochimica. E poi aggiunge: "Per la Svizzera, piccolo Stato con una società aperta, il libero scambio è essenziale, non possiamo promuovere misure protezionistiche. Non possiamo impedire che Stati più grandi e potenti adottino misure protezionistiche, ma questo non vuol dire che dobbiamo fare la stessa cosa, altrimenti l'evoluzione è negativa".

Diem/RG/TG

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