Svizzera e Santa Sede ricordano in questi giorni, con un anno di ritardo a causa della pandemia, la ripresa ufficiale delle relazioni diplomatiche del 1920, quando i due Stati riallacciarono i rapporti bilaterali interrotti nel 1873 a causa delle tensioni che regnavano tra radicali e conservatori, tra protestanti e cattolici.
Il via ai festeggiamenti ufficiali per la fine di 47 anni di silenzio sarà dato lunedì all’università di Friburgo alla presenza anche del consigliere federale Ignazio Cassis e del Segretario di Stato vaticano cardinale Pietro Parolin che domenica era ad Einsiedeln. Sono gli autori della prefazione del volume trilingue del ricercatore locarnese Lorenzo Planzi, dal titolo "Il Papa e il Consiglio federale: dalla rottura del 1873 alla riapertura della nunziatura a Berna nel 1920" che sarà presentato alle 15.00. Spiega gli antefatti della rottura, svela i canali diplomatici ufficiosi utilizzati in particolare durante la Prima guerra mondiale e come si giunse alla normalizzazione con l'apertura della Nunziatura Apostolica a Berna.
Martedì avrà invece luogo il convegno internazionale "La Svizzera e la Santa Sede: una storia densa, dal Medioevo al comune impegno per la pace". Un impegno che prosegue anche oggi, anche se la Confederazione (molto presente nella Città del Vaticano e non solo con la Guardia) non ha una propria rappresentanza (dal 1991 le relazioni con la Santa Sede sono intrattenute dall'ambasciatore a Lubiana). Il Consiglio federale è però intenzionato a crearla nel prossimo futuro.
La rottura del 1873, tramite la quale l'ancor giovane Confederazione dimostrò la propria sovranità e la volontà di non subire ingerenze esterne, come ricordato alla RSI dallo storico Sacha Zala direttore dei Documenti diplomatici svizzeri, ha avuto conseguenze anche molto concrete. Pure nella Svizzera italiana. Per esempio tramite il distacco dei territori ticinesi dalle Diocesi di Como e Milano con la creazione dell'amministrazione apostolica sotto la Diocesi di Basilea. O tramite il passaggio alla Diocesi di Coira delle parrocchie cattoliche di Poschiavo e Brusio, in precedenza dipendenti dai vescovi lariani.