Ci vuole una vera e propria strategia per nidi di infanzia e custodie extrascolastiche: è la richiesta fatta da una quarantina di organizzazioni di sostegno familiare, femminili, politiche e sindacali che martedì è tornata a mettere pressione sulla politica federale.
Questi servizi, viene sottolineato, non devono essere indeboliti dal coronavirus, ma al contrario rafforzati. In questo periodo in cui i bimbi sono a casa e non si può contare sull’appoggio dei nonni, esiste il rischio, soprattutto per le donne, di trovarsi davanti a concreti problemi di gestione fra famiglia e lavoro. Alcune sono costrette a ridurre il tempo di lavoro o addirittura lasciarlo.
Ma non solo: alcuni genitori che accudiscono i figli a casa sono comunque obbligati a pagare le spese per la custodia e se gli asili sono aperti non è chiaro se abbiano il diritto all’indennità di perdita di guadagno causata dal virus. A ciò si aggiungono anche le strutture che non sanno per quanto tempo potranno permettersi di operare in piccoli gruppi e pagare gli stipendi ai loro dipendenti. L'apertura di diverse attività economiche da ieri complica ulteriormente la situazione, poiché molti genitori devono di nuovo presentarsi sul posto di lavoro.
"L'assistenza all'infanzia deve quindi essere al centro di qualsiasi strategia di uscita dalla crisi", sostengono le organizzazioni. "Se le autorità non dovessero intervenire, ciò andrebbe a scapito dei bambini e dei genitori, del personale e degli insegnanti, delle persone vulnerabili e dei nonni, e quindi dell'uguaglianza, dell'economia e della società nel suo complesso"
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