“A Kharkiv alle ore 04.30 per noi suonava la sveglia, perché eravamo pronti a partire. Abbiamo sentito la prima esplosione. Sentire esplosioni a Kharkiv non è una novità di questi tempi, ne abbiamo già sentite ieri sera, ne abbiamo sentite la sera prima, ma questa notte sono state più forti”, racconta contattato dalla RSI Giacomo Della Pietra, paramedico ticinese della Tre Valli Soccorso e cofondatore di Hunpa, associazione di operatori sanitari che presta aiuto in zone di guerra.
“Ne abbiamo contate circa una quindicina. Siamo riusciti a vedere dalla finestra proprio le esplosioni in diretta, si sentivano i forti botti. Abbiamo visto subito incendi, abbiamo visto la classica luce che viene fatta quando c’è un impatto al suolo di un missile”, racconta il ticinese. “Questa notte ci sono stati i primi 3 o 4 bombardamenti, poi c’è stato un attimo di pausa, poi sono seguite un’altra decina di esplosioni, più o meno tutto nel giro di 15 minuti. Il tempo di prendere la macchina e partire per il viaggio, che era già programmato. Siamo usciti da Kharkiv e uscendo si vedevano le colonne di fumo delle varie centrali. L’elettricità è saltata in tutta la città”.
Da quello che lei mi racconta sembra confermato che gli attacchi russi di questa notte mirassero proprio alle infrastrutture elettriche del paese, come d’altronde già avevano fatto l’anno scorso...
“Questa notte sono state le infrastrutture elettriche. Due notti prima è stato colpito un edificio civile. La notte scorsa non mi è ben chiaro che cosa sia stato colpito. Però, diciamo, noi siamo stati tra Kramatorsk e Kharkiv e ci sono stati più volte tentativi con i missili. Ci sono state diverse esplosioni, ma questa notte è stato proprio forte, veramente intenso. Abbiamo passato un po’ di tempo in Ucraina, sia adesso sia a settembre scorso, ma sicuramente questa notte è stato il bombardamento più forte”.
Le risulta che ci siano state delle vittime?
“Al momento non mi risultano vittime. Sto seguendo i canali ufficiali che abbiamo a disposizione anche noi e non si parla di vittime, ma di gravi danni alle infrastrutture elettriche e forse anche di approvvigionamento di gas o benzina, olio o quant’altro”.
In cosa consiste il vostro lavoro in Ucraina?
“La nostra attività in Ucraina è quella di fornire supporto sanitario ai villaggi che sono colpiti dalla guerra in modo diretto o indiretto, dove ci sono persone che hanno scarsa accessibilità alle cure mediche. Quindi noi andiamo là, facciamo i check-up medici e grazie a un background telefonico con dei medici della nostra regione riusciamo ad adattare le terapie dei pazienti, migliorare magari le terapie laddove necessario, oppure facciamo semplicemente dell’ascolto attivo. Ci sono state persone che ci hanno detto grazie per essere arrivati dopo due anni quando ancora nessuno era giunto. Quindi questo è stato un messaggio forte da parte della popolazione”.