Ticino e Grigioni

“Deluso dai Municipi”

Intervista al direttore del DECS Manuele Bertoli sul subbuglio relativo alle scuole. “Non è il momento di pensare a conseguenze giuridiche”

  • 12 marzo 2020, 19:14
  • 22 novembre, 19:44
04:28

CSI 18.00 del 12.03.2020 - Manuele Bertoli intervistato da Agata Galfetti

RSI Info 12.03.2020, 19:09

  • TI-Press
Di: CSI-Galfetti/dielle 

Manuele Bertoli, dopo l’incontro di stamattina con i direttori di scuola media avuto in mattinata e definito “costruttivo”, nel pomeriggio è stato il turno dei direttori delle scuole comunali. Come è andata?

“È andata bene nella misura in cui la discussione verteva attorno al concetto di tenere aperta la scuola, su questo concetto c’è comprensione, pur sapendo che ci sono condizioni difficili a causa dell’assenza di diversi docenti e perché il numero degli allievi è diminuito, a causa di una specie di ondata di panico che sta assalendo parte delle famiglie, anche se noi continuiamo a insistere sul fatto che non c’è ragione per non mandare i figli a scuola, come ci hanno indicato le autorità federali. Dobbiamo però prendere atto di questi dati e speriamo di riuscire a convincere le famiglie a tornare sui loro passi nei prossimi giorni.”

Con Lugano e Locarno in prima fila, alcuni comuni hanno deciso la sospensione della frequenza obbligatoria per le elementari e le scuole dell’infanzia. È stato detto, non per sfiducia verso il Governo e le autorità sanitarie, ma per ovviare al problema dell’assenteismo volontario. Una mossa avvenuta ancor prima che lei intrattenesse gli incontri in programma con i direttori degli istituti. È un atteggiamento che la fa arrabbiare?

“È un atteggiamento che mi delude perché io ho sentito personalmente due volte il sindaco di Lugano, anche con il Municipio in vivavoce, e idem con quello di Locarno, e ho chiesto loro di non prendere decisioni e di non dare segnali errati, come quello di soprassedere sull’obbligo di frequenza. Bisognerà mettersi d’accordo su questa questione perché è importante che le scuole rimangano aperte e l’obbligo di frequenza non compete ai comuni. C’è massima comprensione da parte di tutti, autorità cantonale compresa, per i genitori che per precauzione tengono a casa i loro figli, ma dobbiamo dare il segnale che non è pericoloso e che è una misura che mira a migliorare la situazione sanitaria e a garantire una certa ordinarietà nella scuola. Insomma, non c’è un pericolo se i bambini vanno a scuola.”

Potrebbero esserci ripercussioni a livello giuridico per i comuni che di fatto contravvengono alla legge sulla scuola, dove l’obbligatorietà è di rigore?

“Siamo in un periodo particolare e di difficoltà, non è quindi adesso il momento di pensare alle questioni giuridiche, ci penseremo più tardi perché oggi è importante che tutti remino nella stessa direzione, anche se purtroppo questi segnali sembrano essere in contraddizione. Io incontrerò i municipi e le autorità politiche che si occupano di scuole sabato mattina e credo che sia il momento di mettersi d’accordo, perché è importante uscire con una posizione comune, dando l’importante segnale che la scuola è aperta, pur con le difficoltà del periodo. Colgo infine l’occasione per ringraziare tutti gli operatori della scuola, docenti in primis, che hanno giustamente delle preoccupazioni, ma che aiutano tutta la collettività – facendo la loro parte – a non sovraccaricare il sistema sanitario e a garantire una certa continuità educativa”.

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