Molte scuole dell’obbligo giovedì mattina in Ticino hanno iniziato le lezioni a ranghi ridotti. Tanti genitori hanno deciso autonomamente di tenere a casa i propri figli, stabilendo autonomamente di applicare una regola di prudenza di fronte al coronavirus che contrasta con le ragioni sanitarie che, su suggerimento degli esperti dell’Ufficio federale di sanità pubblica, hanno indotto il Consiglio di Stato a chiudere unicamente gli istituti del post obbligatorio. Nelle classi delle scuole dell’infanzia, elementari e medie le assenze - tra effetti dell'influenze stagionale e timori per il COVID19 - l'assenza media si aggira attorno al 20%.
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I numeri precisi comunicati da Bellinzona indicano che "il 77,95% degli allievi e delle allieve delle scuole medie ticinesi e il 79,7% degli allievi e delle allieve delle scuole dell’infanzia e della scuola elementare erano regolarmente a scuola". Le assenze più consistenti si sono avute nel Luganese (quasi il 30%) mentre nella altre regioni il tasso di presenza è stato superiore all'80%. Per il momento la situazione viene ritenuta "ancora accettabile".
Il punto della situazione sarà fatto nel corso della giornata con due riunioni che vedranno i vertici del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport incontrare le direzioni delle scuole medie e degli istituti comunali. Nel corso degli incontri il DECS dovrà anche rispondere ai tanti dubbi delle direzioni e dei corpi docenti che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono pronti a svolgere il proprio ruolo procedere nel senso richiesto.
Manuele Bertoli al microfono di Francesca Calcagno dopo l'incontro con i direttori delle medie
RSI Info 12.03.2020, 12:19
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La conferma è giunta direttamente da Manuele Bertoli al termine del primo incontro. "La discussione generale sul provvedimento non è andata in questa direzione. Magari alcuni hanno opinioni personali, che vanno rispettate, ma tutti hanno marcato presenza e soprattutto si sono dichiarati pronti a lavorare nella stessa direzione. È l’atteggiamento che in una collettività dobbiamo avere tutti in un momento di difficoltà".
Ai Municipi e alle Delegazioni dei consorzi scolastici, giovedì mattina il Governo ha però ricordato che "non vi è alcuna norma legale che permetta a questi organi di decidere autonomamente la chiusura delle scuole dell’obbligo a seguito della situazione inerente al Coronavirus".
I reiterati appelli del consigliere di Stato Manuele Bertoli a remare tutti nella stessa direzione a tutela della salute dei soggetti più a rischio, sembrano non aver avuto gli effetti sperati anche nei Municipi. Monteceneri e Cadenazzo hanno già deciso di muoversi in autonomia. Il primo chiuderà gli stabili comunali. Il secondo, come ribadito dal sindaco Marco Bertoli a Modem, ha stabilito che fino al 20 marzo la frequenza non è più obbligatoria, ma lascerà aperta la scuola per ospitare gli allievi le cui famiglie non hanno altre possibilità di accoglienza.
Il 42% degli allievi a scuola a Cadenazzo
Una possibilità che è stata sfruttata dai genitori del 42% degli allievi, mentre il 58% dei ragazzi che frequentano scuola dell'infanzia e elementari è rimasta a casa, ha reso noto il vice sindaco Renzo Marielli.
Per il cantone si tratta di decisioni che, come ha spiegato Manuele Bertoli ai microfoni della RSI, oltre che pericolose per affrontare l’epidemia, sarebbero anche illegali. Si fonderebbero infatti su un articolo della Legge organica comunale superato, nei fatti, dallo stato di necessità decretato dal Consiglio di Stato.
Lugano e Locarno seguono l'esempio
La pattuglia dei comuni che non intendono seguire le disposizioni cantonali, poiché convinti che la chiusura delle scuole sia uno strumento utile per frenare i contagi, è però destinata a crescere. Vari Municipi stanno valutando il passo. Lugano e Locarno lo hanno deciso congiuntamente giovedì. Di fronte all'aumento del tasso di assenza volontaria e alla difficoltà di reperite supplenti, i Municipi cittadini - seguendo l'esempio di Cadenazzo - hanno sospeso la frequenza obbligatoria presso scuole elementari dell’infanzia fino al prossimo 29 marzo, ma mantenendo aperti gli istituti per offrire accoglienza alle famiglie, anche aiutando gli altri.
"Non è un atto di sfiducia verso l'autorità"
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I Municipi, invitando "le famiglie che ne avessero la necessità a continuare a far capo agli istituti scolastici, e non a parenti anziani o debilitati", sottolineano che la decisione "non intende in alcun modo esprimere sfiducia verso l’Autorità, con cui vi è disponibilità al dialogo, ma proseguire l’impegno della Scuola concentrando le attuali risorse a disposizione per portare conforto alle famiglie, per promuovere solidarietà e umanità all’interno della società, per riaffermare la scuola come base solida – anche nelle difficoltà – a disposizione dei bambini, e soprattutto per ricordare alla popolazione l’importanza dell’individuale senso di responsabilità in questo periodo complesso ma passeggero".
I promotori della petizione cantano vittoria
Gli studenti promotori della petizione online "Chiudere le scuole in Ticino" che ha raccolto il sostegno di 8'085 persone su change.org, appreso della decisione del Consiglio di Stato riguardante la chiusura degli istituti del post obbligatorio, hanno reagito esprimendo la propria soddisfazione.
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