Da lunedì 9 novembre, al rientro dalle vacanze “dei morti”, tutti gli allievi delle scuole medie ticinesi dovranno obbligatoriamente indossare una mascherina. La decisione era nell’aria, e la conferma è arrivata direttamente dal direttore del DECS Manuele Bertoli in conferenza stampa questo pomeriggio (giovedì).
Nonostante i piani di protezione abbiano dato buona prova di efficacia, ha sottolineato il consigliere di Stato, “nelle ultime settimane abbiamo rilevato un aumento delle assenze e delle quarantene di classe, quindi con ragazzi anche sani che devono stare a casa una settimana”. Bertoli ha motivato la decisione anche evidenziando come molti altri cantoni stiano imboccando la medesima strada. La misura resterà in vigore per sei settimane fino alle vacanze natalizie e le mascherine verranno fornite dalle scuole gratuitamente, a differenza di quanto avviene per le scuole post obbligatorie. In certi casi, come in alcune lezioni di lingua o a educazione fisica, sarà possibile derogare alla regola, ma solo rispettando la distanza fisica di sicurezza.
Bertoli ha concluso il suo intervento ribadendo la ferma volontà di mantenere la scuola in presenza e rivolgendo un invito a comportamenti coscienziosi anche sul tragitto casa-scuola e “in tutti gli ambiti della vita privata”.
Gobbi: “Abbiamo chiesto a Berna di considerare anche chi ha affetti al di là del confine”
In Ticino la situazione rimane seria, ma è sempre e ancora sotto controllo. Parola del presidente del Governo Norman Gobbi che, da parte sua, dopo aver offerto solidarietà e aiuto ai cantoni romandi più colpiti, è andato dritto al punto: le forti restrizioni che da venerdì verranno reintrodotte nelle due zone rosse italiane al confine con il Ticino, la Lombardia e il Piemonte. Se infatti chi viaggia per lavoro o per urgenze non subirà conseguenze, il transito da e per queste regioni per altri motivi è escluso, motivi famigliari e acquisti compresi.
Oltre all’avvertimento sulle pesanti sanzioni che si rischiano, Gobbi ha rimarcato la situazione difficile per chi ha degli affetti al di là della frontiera: “Abbiamo segnalato al Consiglio federale la delicata situazione di queste persone, chiedendo di tenerne conto nelle discussioni tra i due paesi soprattutto se le restrizioni dovessero durare nel tempo.”
Guardie di confine a supporto
Il presidente del Consiglio di Stato ha poi spiegato che sempre a Berna è stato pure chiesto di introdurre controlli alla frontiera, sia per tutelare il territorio che per garantire una corretta applicazione del decreto italiano. “Richiesta che è stata accettata e già da subito è garantita una presenza fisica delle guardie di confine ai valichi stradali, ferroviari e lacuali” ha concluso Gobbi.
Merlani: “Sistema sanitario vicino al limite”
Al momento informativo ha preso parte anche il medico cantonale Giorgio Merlani che, seppur contestualizzando positivamente la situazione ticinese in un difficile contesto svizzero, ha ribadito che “la soglia di sofferenza degli ospedali a questi ritmi di crescita delle ospedalizzazioni sarà presto raggiunta.”
Se infatti a marzo all’apice della crisi erano ricoverate circa 400 persone allo stato attuale sono 224 i pazienti Covid, e solo oggi sono aumentati di 29 unità. Anche il tasso di positività intorno al 30% dei test effettuati , ha fatto notare il medico cantonale, non lascia certo dormire sonni tranquilli “se pensiamo che tra agosto e settembre era intorno all’1-1,5%.”
Merlani ha poi fatto il punto sul contact tracing: “in Svizzera, dati alla mano, è evidente che in molti cantoni si è ormai raggiunto il limite. Da noi ce la stiamo ancora facendo, ma chiedo un po’ di pazienza, anche perché con cifre come quelle di oggi (452 positivi, ndr) è impossibile arrivare nel giorno stesso a contattarli tutti.”
Mascherine obbligatorie anche alle Medie
Il Quotidiano 05.11.2020, 20:00