Un disturbo psicotico acuto, dovuto probabilmente a una malattia soggiacente. Il perito psichiatrico definisce così lo stato in cui si trovava il 21enne quando, nella notte tra il 10 e l’11 aprile scorsi, uccise la madre nella loro abitazione di Avegno.
Nessuna lite tra i due, o qualsivoglia movente preciso. A spingere il giovane fu una somma di cose, da ricondurre appunto al suo scompenso psichico. Uno scompenso – spiega il dottor Carlo Calanchini – talmente forte da renderlo totalmente incapace, in quel momento, di valutare il carattere illecito dei propri atti, e di agire secondo tale valutazione.
L’imputato non è dunque punibile. Sul suo caso si esprimerà il Tribunale penale, come impone la procedura, ma solo per decidere quale misura terapeutica adottare. Misura che – indica il rapporto, appena trasmesso alle parti – almeno inizialmente dovrebbe consistere in un trattamento stazionario all’interno di una struttura chiusa.
Il 21enne – altra novità emersa martedì – ha ammesso di essere l’autore del delitto. Colse la vittima nel sonno, colpendola ripetutamente alla testa (con più oggetti) e alla schiena (con un coltello preso dalla cucina). Il tutto dopo avere assunto della cannabis.
Il giovane, difeso da Maria Galliani, si trova sempre in carcere. Alla fine di luglio è stato trasferito dalla Farera alla Stampa, in regime di espiazione anticipata della pena.
Uccise la madre ad Avegno: non è punibile
Il Quotidiano 06.09.2022, 21:00