Ticino e Grigioni

"Banda del Buco", l’identikit

Tra le persone fermate a Chiasso e in Italia figura anche un capo clan della malavita foggiana, una delle più violente d’Italia

  • 27 febbraio 2018, 23:36
  • 23 novembre, 02:23
L'obiettivo era in Via Milano

L'obiettivo era in Via Milano

  • © Ti-Press / Pablo Gianinazzi

“Recchia a cingomma” o “Lascia Lascia” sono solo alcuni dei soprannomi dei componenti della “banda del Buco”, che lunedì mattina è stata sgominata dalla polizia a Chiasso, dove aveva in programma di effettuare un colpo al caveau della Loomis. Di seguito vi proponiamo un breve profilo dei principali esponenti dell'organizzazione malavitosa.

Lupin e il parrucchiere

Uno di loro, 38enne, chiamato dai complici Lupin, era definito in altri colpi la mente della banda. Individuava i capannoni da derubare e impartiva le direttive. Era già stato arrestato nel 2009, a Reggio Emilia sull´A1 per un furto di 460 forme di Parmigiano Reggiano.

Un altro membro del gruppo, era finito nelle maglie della giustizia nel 2013 nell’operazione “Coffee Shop”. Professione parrucchiere, secondo gli inquirenti forniva di droga gli spacciatori. A suo carico, un centinaio di episodi di spaccio, per uno smercio di circa 20 kg di stupefacente.

"Lascia Lascia", il capo clan

Tra loro c’era anche un 26enne, che nonostante la sua età era già considerato un capo clan, pluripregiudicato. A suo carico accuse di vario tipo, che spaziano dal traffico di droga alle rapine, fino alle estorsioni e detenzione di armi da fuoco. Considerato un affiliato della “Società Foggiana”, vicina al clan dei “Sinesi-Francavilla”, era già stato arrestato nell’operazione “Super Soap” del novembre 2015 per estorsione a una ditta di prodotti di igiene e pulizia. Era sorvegliato speciale con obbligo di dimora a Foggia dal 2017, ma domenica era partito alla volta della Svizzera per coordinare il colpo.

Nel 2011 era stato indagato per rapina, e nel 2013, quando aveva 22 anni era stato fermato per spaccio di droga. La sua figura riemerge con forza durante l'inchiesta del 2011 legata a una serie di omicidi in Puglia, nell'ambito della guerra tra i clan Moretti/Pellegrino e Sinesi/Francavilla. Una battaglia a suon di AK42 che culminò con le uccisioni di due boss. A sorprendere, disse all'epoca l’ex capo della mobile di Cerignola Alfredo Fabbrocini, fu la sua spregiudicatezza e la sua "bulimia criminale". Non si faceva mancare niente: armi, droga e rapine. Ora è stato arrestato a pochi chilometri dal confine e a un passo dal suo "sogno" criminale milionario.

Mattia Pacella

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