Il presidente del Consiglio di Stato ticinese Manuele Bertoli ritiene che la decisione di Roman Polanski di non partecipare al Festival del film Locarno sia “un colpo d’immagine importante", per l’evento ma anche per il Ticino e per la Svizzera: “Uno dei più significativi registi del '900 rinuncia a venire in un luogo che dovrebbe essere d’accoglienza e di conclamazione della libertà e della qualità artistiche”.
Un boomerang per il festival ma anche per il Ticino in termini di immagine?
“Certamente, non per la qualità del film festival, che è indubbia, e neanche per una serie di cose buone che fa il nostro cantone. Fatti come questi rischiano di nascondere il duro e concreto lavoro per questa manifestazione con una semplice e piccola questione”.
I critici accusano i vertici del festival di mancare di sensibilità per “le vittime di pedofilia”, delitto di cui si sarebbe macchiato Polanski in gioventù.
“A me risulta che la vittima di questa storia abbia perdonato Polanski. Se si vuole essere più papisti del Papa, lo si può fare. Però non si fa i conti con la realtà ma con una sua rappresentazione. In democrazia è giusto discutere di tutto così come rispettare le opinioni di tutti. Bisogna però essere coscienti che ogni atto di questo tipo, soprattutto se fatto da politici, ha delle conseguenze. Che a volte sono anche negative”.
Si sta andando verso un festival – e l'espressione dell'arte in generale – sotto tutela in Ticino?
“Non è mai stato così e spero che non lo sarà mai. I privati hanno capito l’importanza della libertà artistica, che è vitale per il film festival. A maggior ragione deve capirlo chi ha responsabilità pubbliche. Non farlo significa mettere in conto che il film festival potrebbe anche non più esistere”.
La versione integrale dell'intervista nelle Cronache della Svizzera italiana alle 18.00 su Rete 1
CSI/Red MM