Ticino e Grigioni

"Bilancio positivo, ma stiamo pronti"

Coronavirus in Ticino, le considerazione di Christian Garzoni, infettivologo e membro del gruppo di coordinamento: "Morti dovute alla malattia, non a disfunzioni del sistema"

  • 25 aprile 2020, 20:46
  • 22 novembre, 19:29
03:55

Cronache della Svizzera italiana delle 18.00 del 25.04.2020: l'intervista al dottor Christian Garzoni

RSI Info 25.04.2020, 20:44

  • tipress
Di: CSI-Giorgia Roggiani/ludoC 

Il bilancio di come è stata gestita la crisi sanitaria legata al nuovo coronavirus in Ticino è positivo: lo sostiene Christian Garzoni, medico specialista in malattie infettive alla Clinica Luganese Moncucco, membro del gruppo di coordinamento e sin dall’inizio in prima linea per far fronte all’emergenza:

“Aver strutturato, in modo preciso, tutto da subito sotto lo Stato maggiore generale di condotta e sotto il Governo ticinese e aver avuto tutti i partner sanitari sul territorio che hanno capito la gravità di quello che stava arrivando e si sono coordinati al meglio, ha permesso di ridurre i danni al minimo. Purtroppo, i morti hanno superato i 300 ma questi sono decessi dovuti al virus e non a disfunzioni del sistema. Ho però una considerazione personale: l’epidemia è qualcosa di non atteso, ed essendo uno specialista di malattie infettive, anche vedendo i numeri bassi dell’inizio ero già molto preoccupato per quanto stava accadendo, mentre la popolazione e chi era intorno a me tendeva a dire “sono solo pochi casi”. Vedevano il pericolo molto lontano, poi in realtà il pericolo stava solo arrivando”.

Come vi state preparando a un'altra eventuale ondata?

“Ora siamo in una fase durante la quale le misure di lockdown vengono gradualmente allentate. Sappiamo che questo porterà a un aumento dei casi: ci stiamo preparando nell’ottica di monitorare come i numeri aumenteranno, di poter chiudere o aprire la società a seconda dell’evoluzione dei numeri, di aver un freno di emergenza se i numeri dovessero aumentare in maniera esponenziale e lasciar pensare che una seconda ondata stia arrivando. Speriamo che restino delle piccole fluttuazioni di malattia nella popolazione, che permettano di curare gli ammalati, di non sovraccaricare il sistema sanitario e nel contempo che permettano di avere contatti sociali più normali di ora. Adesso siamo in prigione, lo sappiamo tutti”.

Lei ha accennato all’allentamento del lockdown: da medico come vede questo graduale ritorno alla normalità, è un po’ preoccupato?

“Ho un po’ di preoccupazione: c'era un po' un clima di smobilitazione in questo periodo, ma penso che la popolazione saprà, come fatto finora, giocare il suo ruolo. Invito tutti a seguire le indicazioni dell’autorità, l’allentamento permetterà a tutti di riavere una vita il più possibile normale, se ognuno farà la sua parte ed eviterà dei contagi inutili, l’allentamento proseguirà e torneremo ad avere una vita normale il più possibile”.

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