Il Gran Consiglio ticinese ha bocciato per quattro voti (33 favorevoli, 37 contrari e un astenuto) i conti consuntivi 2023 del Cantone. E va segnalato che è stato respinto anche il rapporto di minoranza, che chiedeva espressamente la bocciatura dei conti.
Al Governo non è dunque bastato il sostegno del PLR e del Centro. Un risultato questo che non produce effetti particolarmente rilevanti - trattandosi appunto di soldi già spesi - ma rappresenta un chiaro segnale politico al Consiglio di Stato.
Il passivo da oltre 120 milioni è pesato come un macigno sul bilancio dello scorso anno, ma ad affossare i conti, più dei numeri, sembra essere stato il clima di divisione politica che, ormai da diverso tempo, è più che palese in Parlamento. Lo dimostra il fatto - apparentemente paradossale - che il complesso dei conti è stato sì bocciato, ma quasi tutti i dipartimenti hanno ottenuto un’ampia approvazione. A parte il Dipartimento delle Istituzioni diretto da Norman Gobbi, i cui bilanci sono stati approvati per soli due voti, incassando anche l’astensione di cinque deputati leghisti, tra cui il capogruppo Boris Bignasca.
E piuttosto significativo del clima politica di cui si parlava prima è proprio lo smarcamento della Lega, che ha deciso di non sostenere l’operato del Governo, nonostante sia partito di maggioranza relativa e abbia, nello stesso Governo, ben due rappresentanti. Una situazione ben lontana da quell’unità di intenti evocata dal presidente del Consiglio di Stato Christian Vitta e che lascia poco spazio all’ottimismo in vista del preventivo 2025.
Vitta: “Un nulla di fatto”
“Non c’è stata né un’approvazione né una bocciatura: un nulla di fatto”, afferma ai microfoni della RSI il presidente Christian Vitta, commentando il “no” a entrambi i rapporti, quello di maggioranza e quello di minoranza. “In questo senso non ne esce un segnale politico di indirizzo, perché nessun rapporto è stato approvato”.
In vista del preventivo 2025, Vitta sottolinea che “il dibattito di oggi non ci ha dato un indirizzo preciso, quindi dovremo lavorare sulla base degli elementi che abbiamo”. E aggiunge: “È chiaro che la votazione di oggi è un po’ lo specchio della frammentazione nella visione presente attorno al tema del riequilibrio finanziario”.
Il presidente del Consiglio di Stato, nonché direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia, ritiene che sia difficile dire, ora, se si troverà una direzione comune: “Per trovarla ci vuole la volontà, anche da parte delle forze politiche. Noi come Governo arriveremo con delle proposte e poi spetterà al Parlamento decidere la via”.
Consuntivo ticinese in bilico
Il Quotidiano 18.06.2024, 19:00