Sono passati ormai 20 anni da quando è partito il progetto di rilancio della stazione turistica di Carì, un progetto che, tra alti e bassi, ha traghettato il piccolo comprensorio leventinese sino ai giorni nostri, tra nuove sfide e opportunità.
Secondo le parole del presidente del Consiglio d’Amministrazione di Nuova Carì, Gabriele Gendotti, sono stati quattro lustri particolarmente proficui in termini di riorganizzazione. “Abbiamo modernizzato” molto la stazione, conferendo “una certa professionalità all’organizzazione”.
Ora bisogna invece pensare all’offerta, potenziando quella invernale e diversificando quella estiva. Per la stagione fredda, infatti, Nuova Carì sta valutando l’estensione dell’innevamento artificiale, al momento solo parziale. L’investimento, di circa 700-800’000 franchi, andrebbe a coprire “la tratta più delicata, quella che porta in paese” e ridurrebbe “di molto il rischio aziendale”.
Per l’estate invece si punta al rilancio della zona attorno al laghetto, a maggiori escursioni e al coinvolgimento di diversi attori sul territorio. “Sarebbe bello coinvolgere un po’ di più le persone che hanno le residenze secondarie”, ha detto Gendotti, istituendo “magari un azionariato privato, per darci una mano a rendere sostenibili gli investimenti secondari”.
Se c’è anche l’inverno, si può potenziare l’estate, ma non è possibile sopravvivere soltanto con la stagione estiva.
Gabriele Gendotti, Presidente Consiglio d’amministrazione Nuova Carì
Un inverno positivo
Per quanto riguarda la stagione in corso, il nuovo direttore degli impianti di risalita Alessandro Jelmini traccia un bilancio positivo. “Siamo veramente molto contenti”, esordisce il nuovo direttore, dichiarando che quest’anno si sono già toccati “20’000 primi passaggi, ovvero tre volte tanto i passaggi dell’anno precedente”. Un risultato sicuramente favorito dalla neve caduta lo scorso fine settimana. “Noi lavoriamo bene quando abbiamo sia neve che sole; due elementi che non sono mancati durante la stagione”.
Due elementi per cui “l’imprevisto” è sempre dietro l’angolo e per cui, conclude il direttore, è sempre “molto difficile fare un’analisi dei rischi”.