"Non abbiamo ricevuto nessuna segnalazione". A dirlo è la Commissione di vigilanza sanitaria cantonale, interpellata sulla decisione dell'MPS di chiamare in causa la magistratura per far luce sui decessi nelle case anziani anticipata domenica mattina da Il Caffè.
Proprio le segnalazioni - arrivate da più fronti – sono la molla che ha spinto il deputato dell'MPS Matteo Pronzini a scrivere al ministero pubblico: “Noi parlamentari dell’MPS siamo stati contattati dal personale attivo nelle case anziani e da parenti. Ci siamo trovati quindi investiti dall’obbligo previsto dalla legge di segnalare al Ministero pubblico situazioni che potessero configurarsi come infrazioni al codice penale”.
Un quadro che risulta differente al presidente della commissione di vigilanza sanitaria cantonale, il giudice Mauro Ermani: “Ho verificato ancora oggi e in commissione vigilanza non è arrivata nemmeno una segnalazione di violazione dei diritti dei pazienti in relazione alla presa a carico Covid in una casa anziani”
La commissione di vigilanza non ha un potere di intervento proprio, si attiva tramite segnalazione diretta di un paziente - o di chi ne fa le veci - che lamentano una violazione dei loro diritti, oppure del DSS: “Occorre però che il Dipartimento, e in particolare l’Ufficio del medico cantonale, abbia potuto verificare se vi sono state effettivamente delle violazioni. Io ho appreso che l’Ufficio del medico cantonale sta facendo delle verifiche su determinate case anziani, attendiamo quindi l’esito di queste verifiche e poi vedremo se verrà attivata la commissione”.
Ermani: “Attendiamo le verifiche del medico cantonale”
Nello specifico sono 5 le case anziani monitorate dal medico cantonale, due di queste sono state richiamate e sono stati intimati dei provvedimenti. Nel caso fossero riscontrate anomalie la commissione di vigilanza verrà attività e si valuteranno eventuali conseguenze amministrative. Sull'apertura di un filone penale spetterebbe invece al Ministero pubblico decidere, ma in una situazione simile sarebbe estremamente difficile provare il nesso di causalità: “Intanto – prosegue Ermani – perché non basta dimostrare che una persona è deceduta con il Covid, ma bisogna anche dimostrare che sia deceduta a causa del Covid e che non avesse altre patologie. Inoltre il Ministero pubblico si attiva quando ci sono notizie di reato, il numero elevato di decessi non mi sembra che sia costitutivo di un indizio di reato”.
Resta infine anche il problema delle autopsie: ”È uno dei mezzi di prova “classici”, spetterà semmai all’autorità competente verificare se vi è ancora la possibilità di eseguirla e in che modo eventualmente si possa concludere che vi sia stato un decesso per negligenza, ma qualsiasi giurista le dirà che questi sono i reati più complicati e difficili...” conclude il giudice Ermani.
Case anziani sotto i riflettori
Il Quotidiano 03.05.2020, 21:00