Sono passate più di tre settimane dal rinvio a giudizio di cinque persone per i tragici eventi di sette anni fa in Val Bondasca, in cui persero la vita otto escursionisti. Ma la chiusura formale dell’inchiesta e l’atto di accusa intimato a due funzionari cantonali dell’Ufficio foreste e pericoli naturali nulla mutano alla linea comunicativa del Dipartimento in cui lavorano, quello delle infrastrutture, dell’energia e della mobilità diretto da Carmelia Maissen.
In una nota scritta, il Dipartimento comunica solo quanto segue: “Prendiamo atto dell’atto di accusa. Il Cantone dei Grigioni ha un grande interesse a che si faccia presto chiarezza per tutte le persone coinvolte”. Continua, in sostanza, la strenua difesa di chi - per ruolo e funzione - era chiamato a valutare il livello di rischio in Val Bondasca e se necessario suggerire al Comune di Bregaglia la chiusura dei sentieri.
Anzi, come appreso dalla RSI, uno dei due funzionari cantonali è stato addirittura promosso, con effetto dal 1° ottobre dell’anno scorso, a capo del servizio Pericoli naturali e opere di protezione. Una decisione sulla cui opportunità si pone più di un interrogativo, in attesa di sapere se l’uomo abbia o meno responsabilità penali legate alla frana mortale del Cengalo.
Ma anche su questo aspetto, la risposta del Dipartimento infrastrutture, energia e mobilità è sfuggente e recita testualmente: “Vi preghiamo di comprendere che non possiamo commentare le decisioni relative al personale. I collaboratori godono della massima fiducia da parte dei capi ufficio e all’interno dell’ufficio stesso. Vale la presunzione di innocenza.”
Cinque rinvii a giudizio per Bondo
Il Quotidiano 25.07.2024, 19:00