Sull’asse Italia - Svizzera si è sviluppata una truffa milionaria lunga oltre 3 anni. A un cittadino americano era stata prospettata un’eredità di 40 milioni di dollari da un italiano presentatosi sotto falso nome come facilitatore. Il suo scopo era però di sottrarre denaro alla vittima per compiere operazioni bancarie. Oggi è arrivata la condanna per truffa per mestiere e 5 anni e mezzo di carcere.
Questi i fatti con ordine, che iniziano a Roma, 2 novembre 2016 nella sede del ministero delle Finanze, dove si trovano tre uomini: L’americano, il dottor Rossi e il nipote dell’economista e politico Mario Draghi. Solo uno dei tre però si presenta con la sua vera identità, ed è la vittima. Si tratta del cittadino americano, a cui il fantomatico dottor Rossi promette di sbloccare una presunta eredità da 40 milioni di dollari, lasciata da un prozio. Insieme al finto nipote di Draghi presenta una serie di documenti falsi alla vittima e - per incassare la somma - chiede di acquistare una società svizzera con base a Lugano e di versare grosse quantità di denaro per sbloccare la situazione.
Da qui parte il raggiro. Dietro il dottor Rossi si cela il 55enne italiano a processo da ieri a Lugano. Il suo complice è un avvocato italiano del Luganese già condannato per questa e altre truffe. Passano giorni, settimane, mesi con una serie di intoppi e ritardi, nuovi costi per varie operazioni bancarie che generano continue richieste di denaro, ma niente eredità. La vittima intanto paga fino al 2020, quando finalmente sporge denuncia.
La procuratrice pubblica Chiara Borelli quantifica a oltre nove milioni di dollari la somma sottratta all’americano e, come detto, accusa di truffa per mestiere il 55enne a processo che ha usato il denaro per scopi personali. Sono 6 gli anni di carcere chiesti nei suoi confronti. L’imputato si è professato innocente, ma secondo la Corte ha fornito una versione non credibile, negando su tutta la linea anche fatti poi accertati.