Ticino e Grigioni

Coronavirus in Ticino, cinque anni dopo il primo caso

Paure, distanziamento e disinformazione – Merlani: “La sensazione di una catastrofe imminente che sembrava piombarci addosso” 

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14:26

60 MINUTI del 24.02.2025 - Il medico cantonale ticinese Giorgio Merlani, intervistato da Reto Ceschi

RSI Info 24.02.2025, 21:20

Di: 60 Minuti/M.Mar. 

Il 25 febbraio 2020 si registrava il primo caso di Covid-19 in Svizzera, e più precisamente in Ticino. Il Consiglio federale informava i cittadini, tramite un comunicato, che il primo paziente infetto da Covid-19 era stato ricoverato presso la Clinica Moncucco di Besso. A questo annuncio seguirono giorni di incertezza e di consultazioni internazionali tra i ministri della sanità dei Paesi europei per formulare un piano comune di risposta alla pandemia. Il 16 marzo il Governo poneva 8’000 unità dell’esercito lungo i confini, bloccando completamente gli ingressi da diverse dogane.

La pandemia sconvolse il nostro modo di vivere comune, mettendo alla prova la scienza e obbligando la politica a decidere in tutta fretta. Cinque anni dopo il medico cantonale ticinese, Giorgio Merlani, protagonista di quel periodo, parla della pandemia e dei suoi effetti ai microfoni di RSI, intervistato da Reto Ceschi durante la trasmissione 60 Minuti.

Cinque anni dopo

Sembrano essere molto lontani i giorni della crisi, ma il dottor Merlani li ha ancora ben impressi nella mente. “Ci sono tutta una serie di immagini. È un insieme di cose, alcune sono penso vissute in comune con tutti: il distanziamento e le mascherine” esordisce il medico cantonale, aggiungendo che “dall’altra parte per me c’è molto di più. Quella sensazione di una catastrofe imminente, perché sembrava essere quello che ci stava piombando addosso”. Tutto questo, essendo i primi colpiti a livello quasi mondiale, subito dopo il Nord Italia.

Inizialmente è stato difficile far capire la situazione ticinese al resto della Svizzera, poiché vi è stata una distorsione nella percezione della realtà; ma con il passare del tempo “uno dopo l’altro abbiamo vissuto questa realtà a livello mondiale”. Prendere decisioni per i cittadini non è stato un lavoro facile quindi, e Merlani dice di “aver subito la pressione”, come quando ci si trova in pronto soccorso “con un paziente” affetto da “una patologia che non conosciamo, e cerchiamo di capire e di riavvolgere il filo delle cose”. Una situazione difficile, in cui non si hanno tutte le informazioni.

Covid-19, vaccini e comunicazione

A causa forse di un errore a livello di comunicazione, i vaccini sono stati al centro delle polemiche. “Io penso che se c’è stato qualcosa che si sarebbe dovuto comunicato in modo differente, quello era l’aspettativa del vaccino”, dichiara il medico cantonale, ricordando che “nell’immaginario collettivo il vaccino è qualche cosa che si fa e poi si è protetti, succeda quel che succeda”. Ma in realtà le cose possono andare diversamente e il vaccino può limitarsi a ridurre “le complicazioni e l’impatto di una certa gravità della malattia”. La mancanza di chiarezza in questo frangente ha probabilmente contribuito a fare insorgere nei cittadini “una sensazione di raggiro da parte dell’autorità sanitaria nei confronti della popolazione”.

La comunicazione risulta essere quindi un tassello molto importante nella relazione tra istituzioni e popolazione. Proprio durante la pandemia abbiamo visto quanto la disinformazione possa diffondersi, sfruttando le incertezze delle persone, minando la fiducia nella scienza e nelle istituzioni stesse. “La disinformazione, o il contenuto della disinformazione spesso, è una via più semplice alla soluzione per affrontare il problema”, osserva Merlani, aggiungendo che “proprio per questa maggiore facilità nell’affrontare un fenomeno inaffrontabile, o che non si vuole affrontare”, fa breccia “la disinformazione con degli effetti devastanti, deleteri”. È in queste situazioni che prendono piede le teorie del complotto “perché non avendo le informazioni corrette e non capendo cosa sta succedendo veramente, si creano delle soluzioni o delle risposte apparentemente più semplici” e così si innesca il dubbio sui vaccini, sul distanziamento e su tutte le misure sanitarie. I risultati della disinformazione sono devastanti e hanno creato “una realtà parallela con la quale dovremo fare i conti molto più in futuro”.

La reazione ticinese

La reazione del sistema sanitario ticinese è stata ragguardevole, ma Merlani tiene presente che “quello che è stato fatto almeno in Ticino ma anche da molti altri Paesi è quasi irripetibile in futuro”, perché “si è potuto mettere in campo molto (delle misure, ndr.) ma si è anche chiesto moltissimo”. Le persone hanno collaborato diligentemente, ma non possiamo aspettarci che “ il personale sanitario metta (di nuovo, ndr.) in campo la propria salute mentale e senza niente in contropartita. Quindi anche sotto questo punto di vista bisognerà essere più attenti in futuro.”

Le fasi della pandemia

- 31 dicembre 2019: la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan (Cina) segnala all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) un cluster di casi di polmonite dalla provenienza ignota

- 10 gennaio 2020: un gruppo di ricercatori cinesi pubblica la sequenza dell’RNA virale del Covid-19

- 23 gennaio 2020: primo lockdown di massa della storia nella Provincia di Hubei (Cina)

- 25 febbraio 2020: primo caso di persona infetta registrato in Svizzera presso la Clinica Moncucco a Besso

- 26 febbraio 2020: primi provvedimenti governativi, che ordinano il divieto di tenere manifestazioni di carnevale, il divieto dello svolgimento delle partite di hockey in Ticino e la cessazione immediata di tutte le attività parascolastiche da parte delle scuole cantonali

- 28 febbraio 2020: divieto per le manifestazioni con più 1’000 persone

-  13 marzo 2020: chiusura delle scuole nel canton Ticino

- 20 marzo 2020: il Consiglio federale vieta gli assembramenti superiori a cinque persone

- Aprile 2020: prime tappe per la riapertura degli esercizi pubblici

- 22 dicembre 2020: prime vaccinazioni in Svizzera

Dopo diversi allentamenti e rafforzamenti delle misure anti-coronavirus tra il 2020 e il 2022, dovute ai picchi delle infezioni, il 5 maggio 2023 l’OMS dichiara la fine del Covid-19 come emergenza sanitaria pubblica. 

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