In Ticino sono state più di 12'000 le aziende che hanno richiesto un credito Covid - per un ammontare di 1,3 miliardi di franchi – e secondo il procuratore Andrea Maria Balerna questo dato è destinato a crescere nei prossimi anni, anche perché ci saranno aziende che non si riprenderanno. Indubbiamente la velocità con cui la Confederazione ha voluto mettere a disposizione i crediti ha giocato a favore di chi ha pensato di appropriarsi in modo illecito del denaro, presentando ad esempio dati poco veritieri e gonfiati.
La ventina di presunte truffe in Ticino riguardano soprattutto le piccole e medie imprese, che non dovevano presentare nessuna garanzia particolare per ottenere il 10% della loro cifra d’affari. A segnalare l’uso illecito del denaro le stesse banche, chiamate per legge a comunicare tutti i movimenti sospetti, riconducibili al riciclaggio di denaro. Per la procura ticinese allo stato attuale delle indagini è impossibile stilare l’identikit dei truffatori, ma tra i sospettati ci sono anche ticinesi e gli importi medi sottratti si aggirano attorno ai 50'000 franchi. Ad oggi la metà è comunque stata recuperata, in molti casi si è riusciti a bloccare i soldi laddove erano stati spostati, come ad esempio su un conto privato, mentre in altri casi i soldi sono rientrati attingendo ad altre fonti dell’imputato.
Ricordiamo che per il reato di truffa è prevista una pena fino a 5 anni, alla quale si possono aggiungere i reati di falsità in documenti e riciclaggio di denaro.
Una ventina di truffe legate al Covid19
Il Quotidiano 25.08.2020, 19:30