Il 47enne italiano residente nel Luganese, arrestato a inizio luglio per una truffa legata ai crediti Covid, resta in carcere. In settimana comincerà a espiare anticipatamente la pena. Punta a un processo in tempi rapidi, che potrebbe avvenire con la formula del rito abbreviato.
Attivo in precedenza nel settore della consulenza aziendale, durante il lockdown l’imprenditore – è emerso lunedì – si era lanciato proprio nel commercio delle mascherine e dei guanti di lattice. Il primo passo falso è stato quello di falsificare i bilanci. L’ordinanza federale prevede un prestito massimo del 10% sulla cifra d’affari. Fatturato che lui, per massimizzare l’importo, avrebbe gonfiato.
Non contento ha poi utilizzato una parte del denaro a scopo personale. Con circa 100'000 franchi si è comprato il Suv (una Range Rover Evoque) e tre orologi di alta gamma (un Rolex e due Omega). Ma la bella vita non è durata molto. La banca, insospettita dai prelevamenti, ha segnalato la cosa all’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio, che ha a sua volta contattato il ministero pubblico.
Di qui l’arresto dell’uomo (difeso dall’avvocato Walter Zandrini), sostanzialmente reo confesso. Nei giorni scorsi il 47enne ha chiamato in causa il fiduciario della società e un suo dipendente. Entrambi, ora sotto inchiesta, contestano con fermezza ogni addebito.
L’indagine è affidata al procuratore Daniele Galliano. Si tratta del più importante tra gli 11 incarti aperti finora per presunti raggiri commessi con i fondi stanziati da Berna.
Truffa a processo
Il Quotidiano 27.07.2020, 21:30