Di ghiacciai e del loro scioglimento si parla da anni, forse non così spesso dei pericoli che possono rappresentare per gli escursionisti, soprattutto d'estate. Sono sotto gli occhi di tutti le immagini che arrivano dalle Dolomiti, in Italia, dove domenica é avvenuto il crollo di una vasta porzione di ghiaccio e rocce sulla Marmolada, travolgendo numerosi scalatori presenti in quel momento.
Tra le motivazioni sollevate dagli esperti per questo avvenimento, appunto, c'è il caldo. Sui sei ghiacciai del Ticino c'è un pericolo simile?
Mattia Soldati, Sezione Forestale TI, ai microfoni della RSI si sente di escludere al momento situazioni come quelle capitate sulla Marmolada, registrando che è possibile che ci siano dei piccoli crolli, nella parte più bassa del ghiacciaio dell'Adula ma non è la via da dove salgono gli alpinisti per arrivare in vetta. Dovessero anche esserci crolli di seracchi, prosegue Soldati, sarebbero di proporzioni certo minori rispetto quanto accaduto sulle Dolomiti.
Inoltre sia il ghiacciaio del Basodino che quello dell'Adula sono su un terreno meno pendente e hanno anche un spessore ridotto rispetto a quello della Marmolada, quindi è meno probabile che vi siano dei distaccamenti e franamenti.
Oltre a questi due maggiori ghiacciai ticinesi si monitorano anche le condizioni dei piccoli ghiacciai del Campo Tencia, Cavagnoli, Valeggia e Corno in Val Bedretto.
Vengono monitorati per osservare l'evoluzione nel corso degli anni, per capire quanto arretra un ghiacciaio da un anno all'altro. Mediamente nella Svizzera italiana si perdono dai 5 ai 10 metri di lunghezza e circa un metro di spessore ma ora la situazione è più critica perchè queste aree ora sono quasi prive di neve. Senza neve di copertura i ghiacciai si scioglieranno ancora più velocemente e si stima che scompariranno totalmente nella svizzera italiana tra 15-20 anni.